…Una lettura che sa scuotere le coscienze, tra queste righe spicca forte la personalità di Natasa che sa coniare dolcezza e decisione nel suo poetare.
L’ospite di oggi è una donna molto forte, una combattente! Ha saputo trovare equilibrio tra pensieri e debolezze e creare il suo magico mondo, contornato da composizioni di grande impatto emotivo, dove viaggiare libera. Nata a Rijeka in Croazia nel 1971. Negli anni novanta si è trasferita in Italia dove vive tuttora insieme alla famiglia. È traduttrice e collaboratrice per il Festival Internazionale di Poesia “Pero Živodraga Živkovića” organizzato dal poeta Emir Sokolović e patrocinato dall’Ambasciata d’Italia a Sarajevo. Le sue poesie fanno parte di numerose antologie tra cui ricordo “Tra le braccia di Caronte”a cura di Isabella Teresa Kostka2015, la prestigiosa “Antologia di poeti contemporanei dei Balcani” edita da LietoColle 2019 – nel 2016 pubblica la raccolta di poesie bilingue croato / italiano “Elefante Bianco/Bijeli Slon” (Hrvatsko književno društvo) nel 2019 “Il guardiano silente/Tihi čuvar” sempre bilingue. 2021 porta “Lettere d’amore”, un’antologia pubblicata da Kimerik e “Il nostro parlare di santi” l’antologia religiosa pubblicata da Esilibri. Di ultima uscita la raccolta poetica in lingua italiana Centootto poesie.
In questa sua raccolta la poetica di Natasa irrompe nello spirito, ci pone a riflettere sulla nostra esistenza. Una penna pungente che evidenzia la malvagità umana. A tratti sono liriche in cui i demoni danzano tra mente e cuore… L’autrice fonde passione e turbamento regalandoci versi schietti che ci portano nel suo mondo variegato in cui emerge forte tutta la sua spiritualità.
La poetessa sa coglier nella natura l’essenza della vita, e denuncia il malvagio, la stupidita umana, invoca il suo Dio sperando nella sua misericordia… un urlo silenzioso… un monito all’ uomo alla sua stoltezza, affinché apprenda consapevolezza del male che lo affligge e infligge.
La poesia di Natasa alterna stati bui ad altri luminosi… Una lettura che sa scuotere le coscienze, tra queste righe spicca forte la personalità di Natasa che sa coniare dolcezza e decisione nel suo poetare.
Conosciamo meglio l’autrice.
Grazie di essere qui, ricordi qual è stato il primo poeta che ha accesso in te il desiderio di comporre?
Probabilmente Drago Gervais, poeta e scrittore croato del secolo scorso, famoso per le sue poesie in dialetto ciacavo. Studiavamo a scuola le sue poesie ma credo che la vera scintilla l’aveva accesa mia nonna materna, Marica, che recitava le poesie molto volentieri.
Sei traduttrice e collaboratrice per il Festival Internazionale di Poesia “Pero Živodraga Živkovića” organizzato dal poeta Emir Sokolović e patrocinato dall’Ambasciata d’Italia a Sarajevo, quali sono le differenze sostanziali tra la poetica Bosniaca e quella italiana?
La regione dei Balcani ha una storia travagliata partendo dalla occupazione ottomana a cavallo del XIV e XV secolo, la disfatta della Jugoslavia di Tito e poi la guerra negli anni ’90. Tutti questi scombussolamenti storici hanno fatto sì che nella coscienza collettiva di quei popoli, già colmi di dolori, paure e nostalgia, si ricerchi l’identità in un grande mix di culture, dunque tradizioni differenti, questo si riflette anche nella poesia.La poesia italiana la trovo più morbida nel suo trattare temi come la natura, l’amore e la morte.
Centrata più sull’introspezione e spesso attenta alla musicalità e all’eleganza del linguaggio.
Centootto poesie è la tua nuova raccolta, vuoi raccontarci come è nata?
Nella cultura orientale 108 è un numero che cela molta simbologia. In sintesi rappresenta l’interconnessione tra il microcosmo (l’individuo) e il macrocosmo (l’universo) ,riflettendo la totalità dell’esistenza. Chi meglio della Poesia può esprimere questa interconnessione? Spero di essere riuscita attraverso miei componimenti
La poesia diventa un buon posto in cui evadere o ritornare ad essere sé stessi. Per te è casa o isola?
Indubbiamente casa.
Nelle tue liriche manifesti l’importanza del riconoscere la malvagità, un monito all’ essere umano a cambiare. Qual è la tua speranza?
Il “male” inteso come tutto ciò che “disturba ” la pace dell’essere umano è una componente della stessa natura del suo Essere. Rendersi conto della sua costante presenza è necessario, si ma questo non vuol dire che va annientato, eliminato del tutto. Serve per “ricreare”,”reinventare”, “perfezionare” e “ricredere” che un essere umano può migliorare. La mia speranza? Che questo cambiamento in meglio avvenga più spesso.
Apri il tuo libro con una bellissima lirica dedicata a tua figlia. Ti va di riportarcela qui per i miei lettori.
Mi e rimasto un foglio bianco
per scriverci un’ultima rima ,
scriverò di te , figlia mia
e tutto tornerà come prima.
Correremo sopra i campi
dietro un aquilone rosso ,
il vento lo alzerà verso il cielo ,
riderai, riderò più non posso.
Poi ascolteremmo la natura ,
con i sguardi puntati verso alto,
mi chiederai quanto è vasta la volta
e perché è di colore blu cobalto?
Dove vanno le rondini d’inverno,
finisce mai l’amore materno ,
quando i sogni s’avverano,
le persone in cosa sperano?
Verso sera scenderemmo al fiume ,
un pesce rosso i nostri desideri chiederà.
Io domanderò che si fermi il tempo,
tu chiederai la tua libertà.
Luce e oscurità danzano nei tuoi versi, quale dei due alla meglio?
Come alla notte succede l’alba così dopo la tristezza e la malinconia arriva la speranza e così all’infinito…
Liriche in cui si avverte forte la tua parte spirituale; com’è il tuo rapporto con Dio?
Ci aiutiamo a vicenda a sopravvivere e vivere il tempo concessoci.
Se potessi viaggiare nel tempo e conoscere un poeta del passato chi
sarebbe e cosa gli chiederesti?
C’è una poesia di grande Tagore che mi è particolarmente cara . Lui si trova in suo giardino e osserva bellezze che lo circondano e canta.
Chi sei tu, lettore, che leggerai le mie poesie
tra cento anni?
Non posso mandarti un solo fiore di questa ricca primavera,
né darti un solo raggio d’oro delle nuvole che mi sovrastano.
Apri le tue porte, guardati intorno.
Nel tuo giardino in fiore cogli i fragranti ricordi
dei fiori sbocciati cento anni fa…”
La mia non è una domanda ma una risposta.
” Ho aperto le porte, Tagore mio.
Il giardino canta il tuo motivo.
Dopo cent’anni sopravvisse l’oblio,
mi culla gentile mentre scrivo.
Ecco! Un raggio di sole all’improvviso.
Spande l’oro come allora.
La sua carezza mi scalda il viso,
per altri cent’anni di vita m’implora… “
Progetti futuri?
Sto pensando a un libro di poesie in lingua inglese.
Descriviti con una sola parola.
Sognatrice.
Ringraziando Natasa per avermi rilasciato questa intervista, ricordo ai lettori il link dove potete acquistare la sua ultima raccolta poetica.








Lascia un commento