Intervista a Giorgia Catalano
“Era il tipo di voce che le orecchie seguono come se ogni parola
fosse un arrangiamento di note che non verrà mai più suonato.”
Francis Scott Key Fitzgerald
Dicono che tutti noi nasciamo con un talento. L’artista di oggi lo esprime in tutta la sua grandezza e lo fa in diversi campi artistici, associandolo alla sua spiccata intelligenza, creatività, al suo buon cuore e alla sua innata solarità che la caratterizzano, portandola ad esprimere al meglio la sua frizzante personalità. Una donna curiosa, sempre pronta a mettersi in gioco. Un’anima che sprizza entusiasmo, passione e voglia di fare da tutti i pori, ciò viene arricchito dalla sua potente voce, dono indiscusso nella sua permanenza terrena, facendo sì che possa esprimersi al meglio.
La voce è il suo punto di forza da cui trasmigrano le sue emozioni, ma anche il punto di partenza di una carriera in continua ascesa che la vede, oggi, spaziare in diversi settori artistici: ideatrice di Format radiofonici di successo, s’apre al mondo della Musica, dello Spettacolo, del Teatro, del Cinema fino ad arrivare alla letteratura e alla poetica; nelle sue interviste propone ampi spazi di informazione medica, ma anche tanto divertimento, buona musica e cultura. Conduttrice di eventi culturali, giurata in ambiti prestigiosi sia per quanto riguarda il campo letterario che musicale. Impegnata su più fronti, mi sento di dire: sempre un passo avanti.
Di lei mi colpisce la sua umiltà e disponibilità; una donna apparentemente come tante: un lavoro, una famiglia, ma ha insito nell’anima quel sacro fuoco che arde nelle “passionarie”: quelle creature che vanno oltre alla cruda realtà e sprigionano energie positive.
E di energia Giorgia ne ha davvero da vendere!
Si avverte in lei quell’amore che la vita dona, nonostante tutto, quella passione che resiste e si rafforza con una grande dose di buona volontà, e quel bellissimo sorriso che la contraddistingue.
Henri Bergson diceva: “La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima.” E lei lo fa alla grande!
A Oltre Scrittura ho davvero il grande onore di ospitare Giorgia Catalano, Speaker, conduttrice eventi, voice over, storyteller, attrice teatrale, radiofonica, corista, articolista, scrittrice, poetessa, prefatrice, recensionista Vicepresidente APS “Il Club dei Cento” del Cav. Giorgio Milanese, e molto altro ancora.
A soli nove anni entri a far parte del Coro “Piccoli Artisti di Torino”, diretto dal Maestro Giorgio Ferrero, da qui le tue prime partecipazioni televisive su emittenti locali, concerti, e l’incisione di due 45 giri. Un ricordo di quel periodo.
Ringrazio te, per questa bella opportunità e per il profilo meraviglioso che hai delineato sulla sottoscritta. Mi hai fatta commuovere. Questa domanda mi riporta all’infanzia. È un periodo che ricordo con immenso piacere. Una cosa era già certa: mi piaceva cantare ed essere padrona della scena, soprattutto quando il maestro mi faceva esibire da solista. Ero l’orgoglio dei miei genitori, che mi accompagnavano volentieri in ogni dove quando, con il coro, partecipavo a degli eventi. Nel mio mondo di bambina, mi sentivo importante, soprattutto quando percepivo la gioia del pubblico. Girammo anche la sigla di una trasmissione televisiva (che andava in onda, di domenica pomeriggio, su un’emittente locale), nel giardino dove abitualmente andavo a giocare con una delle mie sorelline. E ogni domenica, soprattutto quando venivano a trovarci amici o parenti, mio padre – puntualmente – accendeva il televisore quando sapeva che c’era la sigla di coda del programma, per mostrare a tutti che la sua figliola era in TV.
Approdi alla Radio giovanissima con un Format ideato e condotto da te: “DANCE!”, in onda sulle frequenze in FM della pugliese Radio Amica Stereo, a oggi non più attiva. Un ricordo del tuo debutto.
Trovarsi davanti ad un microfono, in auto-regia, con due giradischi e lettori di audio-cassette (erano davvero altri tempi!), all’età di 14 anni, fu davvero una magia. Non ero affatto spaventata, anzi. Era tutto tremendamente affascinante. Sapere che dall’altra parte della radio qualcuno poteva ascoltarmi, mi entusiasmava. Mi sono davvero divertita! E poi, avevo libertà di scelta dei brani, quindi: Duran Duran e band del periodo, a manetta… L’unica nota distorta era la mia voce, che gli ascoltatori ritenevano comunque piacevole. A me, invece, non garbava. Era ancora su un registro “di testa”, con un tono giovanile. Con gli anni, il timbro vocale ha guadagnato profondità. Ovviamente, l’esperienza ha fatto anche la sua parte.
Dal 2013 porti avanti un altro Format sempre condotto e ideato da te: “L’isola che non c’è”. Un format radiofonico che sta riscontrando grande successo. In questi anni di interviste c’è stato un incontro particolare che ha smosso in te qualcosa di importante?
L’idea primigenia di dare origine a questo format fu del Cav. Giorgio Milanese, mio partner artistico. Credette in me e nelle mie potenzialità. Le prime due stagioni furono dedicate alla lettura di poesie e racconti di autori emergenti; poi, il grande salto. Decisi di virare verso la cultura a 360 gradi, inserendo anche lo spettacolo, per dare più respiro al programma e soprattutto al pubblico, per evitare che fosse soltanto uno spazio di nicchia. Ogni anno, cerco di apportare dei cambiamenti per proporre un prodotto che sia sempre al passo con l’evolvere della comunicazione. Non si può rimanere fermi, altrimenti anche il pubblico si annoia.
In effetti, di artisti, in questi anni, ne ho intervistati tanti; ogni volta è una grande emozione, soprattutto perché – come dico sempre in trasmissione – si tratta di personaggi dello spettacolo che ho vissuto sulla mia pelle (come ammiratrice) e poterli conoscere da un punto di vista umano lo ritengo un privilegio. Con alcuni di loro, sono nate anche belle amicizie che ci hanno portato a sani confronti, lontani dal microfono. Dovrei parlare di ognuno degli artisti che ho intervistato, perché sono tante le cose che, a loro insaputa, mi hanno insegnato. Ho assorbito molto da tutti, in modo – ovviamente – diverso. Ho fatto e continuerò a fare tesoro della loro grande esperienza sul campo, per imparare, anche indirettamente, “i trucchi del mestiere”.
La tua voce è molto bella ed è il tuo biglietto da visita, ma sappiamo bene che non basta, e qui ti chiedo: quanto studio occorre per riuscire a coinvolgere il pubblico, solo con l’ascolto?
In questi anni, il “mio studio” si è focalizzato sul riascolto. Per migliorarmi, per imparare a tarare l’uscita della voce, è stato mio grande complice l’ascolto di me stessa, oltre che di altri colleghi. Anni fa, durante una diretta radiofonica (in quel caso ero intervistata), lo speaker si complimentò con me per la mia capacità comunicativa, ma mi suggerì di “aggravare” – rendere più profondo, abbassare – la tonalità della voce. Mi disse: “Devi parlare come Lilli Gruber”. A quel punto, il messaggio mi arrivò forte e chiaro e capii in quale direzione muovermi. Per fare radio, così come per cantare, è importante la respirazione diaframmatica che consente di muoversi con la voce in lungo e in largo. Con il tempo, si impara ad usarla proprio come se fosse uno strumento musicale e ad adeguarla al contesto, rendendola espressiva e colorata. La voce deve donare emozioni e creare suggestioni.
Giorgia non sai solo usare le tue capacità vocali, ma sei anche un’ammirata poetessa e scrittrice. La poesia è una forma di comunicazione diversa da quella vocale, parte da luoghi profondi del nostro animo. Quando componi cosa vorresti giungesse a tuoi lettori?
Credo che ogni poeta, ogni scrittore, attraverso le proprie creazioni, doni ai propri lettori una parte di sé. Non può essere nulla di diverso da ciò, perché, come giustamente anche tu sostieni, la Poesia arriva da luoghi profondi del nostro animo. Scrivere Poesia è mettersi a nudo, e dare ai lettori la possibilità di entrare nel nostro cuore, nei nostri pensieri, nel nostro sentire; in qualche modo, è come consegnare, a chi ci legge, la chiave per aprire quello scrigno che contiene l’amore per la vita, anche se, talvolta, vissuta in mezzo a mille avversità. Non potrei fare a meno della Poesia. Come ho già ribadito in altre occasioni, per me è respiro d’aria buona e pulita. È disintossicazione dalla realtà.
Bob Marley diceva: “Se Dio non avesse avuto canzoni da farmi cantare, io non avrei cantato nessuna canzone. Le canzoni vengono da Dio, tutte.” E qui ti chiedo: qual è il tuo rapporto con la spiritualità?
Per me esiste una Regia Centrale con la quale comunico direttamente, senza filtri e senza intermediazioni. Voglio che Lassù i miei messaggi arrivino direttamente dal mio cuore. Anni fa, scrissi una lirica intitolata: “Divino silenzio”, dopo essere uscita da un Santuario. Ebbene, in quei silenzi respirati in una chiesa vuota, ritrovo me stessa e so che, anche se non gli chiedo e non gli dico nulla, Lui sa di che cosa ho bisogno. Come diceva Sant’Agostino, credo che in ognuno di noi ci siano dei semi, delle tracce divine. Sta a noi capire come trovarle.
Sei anche una valida critica teatrale, letteraria, musicale e cinematografica e qui ti chiedo: dentro un testo, che sia teatrale, musicale o narrativo, quanto conta per te il messaggio?
Il messaggio è fondamentale. Anche durante una semplice conversazione, per non incorrere in spiacevoli incidenti di percorso e incomprensioni tra interlocutori, bisogna – prima di tutto – porsi una domanda: quale messaggio voglio far arrivare a chi ho di fronte? E a seconda della risposta che mi do, oriento il mio dialogo, scegliendo parole ad hoc. Ritengo che, anche su un palcoscenico, o tra le pagine di un libro, o nel testo di una canzone, si possa e si debba adottare lo stesso criterio. Una volta individuato il messaggio da condividere con il pubblico, devo scegliere il modo migliore per farlo. Ovviamente, esistono varie forme di comunicazione: quella diretta e quella indiretta. Non si può generalizzare. Spesso, è anche compito del pubblico, del lettore, o dell’ascoltatore, se attento e introspettivo – cogliere quei messaggi che non sono subito disponibili e che vanno ricercati cogliendo sfumature che potrebbero sfuggire, durante una prima analisi dell’opera.
Ma chi è Giorgia nella vita di tutti i giorni?
Giorgia (meglio Giorgina), nella vita di tutti i giorni è ciò che si legge sui social, e ciò che si ascolta in radio, perché non voglio apparire per ciò che non sono. Le bugie hanno le gambe corte, e il naso lungo, come si diceva nella favola di Pinocchio. Giorgina è, soprattutto, la mamma di tre meravigliosi ragazzi: Nicolò, Matteo e Simone che rappresentano la vera spinta, la linfa vitale e la forza per affrontare le difficoltà che la vita a volte presenta. E loro lo sanno…
Se potessi definirti con una sola parola quale sarebbe e perché?
Una parola sola non basta. Ne adopererò due: monella, pasticciona. Sono così sempre: un po’ sfacciata, un po’ pasticciona sia in onda, che fuori onda… E in quei “pasticci” c’è il mio mondo, la mia voglia di fare e di creare, per donare emozioni a chi mi segue.
Sei Consulente onorario della “Cattedra delle Donne/ONU”. qual è il tuo ruolo? Di cosa vi occupate?
Su un’idea del dott. Renato Ongania (studioso, esploratore, saggista,https://www.wikipoesia.it/w/index.php?title=Renato_Ongania&mobileaction=toggle_view_desktop – cite_note-9 religioso, operatore di pace e persona di rilievo nel campo di Scientology, ideatore del progetto WikiPoesia), nasce, nell’autunno 2024, la Cattedra delle Donne, progetto riconosciuto dall’ONU, che vi presento così come descritto sul sito: http://www.cattedradelledonne.it
“La Cattedra delle Donne è un progetto educativo di rilievo nazionale, nato per opporre alla sotto cultura dominante, ancora troppo spostata verso una versione maschilista, istanze di riforma etico-socio-culturali, per produrre un modello di convivenza civile, ordinato all’armonia del rapporto uomo-donna, di equità, sostanziato nella sua essenza dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dalle Nazioni Unite nel 1948. (…) La Cattedra delle Donne sposa l’Agenda ONU 2030 sulla parità di genere”.
La Dott.ssa Antonietta Micali, insegnante, Direttrice del Dipartimento di Letteratura dell’Accademia Tiberina, è stata designata anche come Direttrice di questo nuovo progetto, e proprio su invito di quest’ultima, sono entrata a far parte di questo prestigioso e importante gruppo di lavoro, come Consulente Onorario. Il mio ruolo, come quello di tutte le altre e gli altri Consulenti, è quello di condividere e divulgare, il più possibile, i valori e gli intenti della “Cattedra”, attraverso l’organizzazione di eventi mirati, ma anche – nel mio caso – per mezzo di interviste radiofoniche a chi ha dedicato la propria vita (e ancora la dedica) alla difesa dei Diritti Umani, e a contrastare la violenza sulle donne.
Esempio ne sono state le mie recenti interviste alla scrittrice Dacia Maraini, alla cantautrice Mariella Nava e all’attrice Daniela Poggi.Stanno bollendo in pentola altri eventi, come un Concorso letterario internazionale che, tra le varie categorie alle quali si potrà partecipare, vedrà anche la Cattedra delle Donne e i suoi obiettivi. Spero di poter realizzare altri progetti, entro tempi brevi.
Reciti e canti nella compagnia teatrale “Ma che bella compagnia!” di Margherita Fumero. Cosa ti sta dando questa esperienza?
Sono “un’attrice” per caso e canto, da sempre, per passione. Margherita ha percepito un talento che nemmeno io pensavo di possedere e mi ha proposto di entrare in questa compagnia che, per me, è come una grande palestra.
Sto imparando (e ancora tante altre cose apprenderò) a stare sul palco, non soltanto per cantare, o per condurre un evento (questo lo faccio, ormai, da molti anni), ma per recitare (ed è cosa ben diversa). Una volta in scena, devo diventare qualcun altro, che non sono io e non sempre è facile, ma tutto, prima di diventare semplice, pare sia difficile e insormontabile. Bisogna innanzitutto credere in se stessi e nelle proprie potenzialità, essere molto concentrati e, al tempo stesso, agire con leggerezza, provare molto interagendo con gli altri attori e attrici e osservare molto bene chi ha più esperienza, per trarne degli insegnamenti indiretti. Tutto questo, lentamente, fa acquisire sempre maggior scioltezza e disinvoltura.
Progetti futuri?
Ho sempre alcuni libri nel cassetto, che attendono di essere terminati e pubblicati. E poi, come già accennato, ho in mente di organizzare eventi che sottolineino il valore del progetto Cattedra. Prossimamente, uscirà il Manifesto del Nuovo Umanesimo del Dialogo, su un’idea del dott. Domenico Campana – giornalista Ansa. Come membro di giuria della II Edizione del Concorso letterario “G. Belli-F.Lami” promosso dall’Accademia Tiberina, sono stata chiamata a partecipare con un mio contributo su un tema molto attuale, analizzato in chiave umanistica.
In testa ho tante idee, ma per ora preferisco non svelare tutto…
Ringrazio te, Monica, per l’intervista, e coloro che ci hanno lette.








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