Intervista a cura di Monica Pasero
“Quando non possiamo continuare a sognare, moriamo.” Emma Goldman.
Forse è proprio il sogno la forza motrice che ha permesso a tante donne, in epoche diverse, di non arrendersi, di non far perire la loro essenza innanzi ai muri issati da una società, educata al maschilismo, che per troppo tempo ha messo la donna e le sue potenzialità in secondo piano; non riconoscendone il giusto valore in ambiti diversi tra cui la scrittura.
L’ospite di oggi ha creato il suo cammino professionale e umano proprio a favore delle donne, della loro storia, ponendo l’attenzione sul pensiero femminile, sul loro punto di vista. Dando voce a quelle autrici che non hanno potuto in vita evidenziare il loro valore… Donandone il giusto riconoscimento in ambito letterario e umano.
I suoi studi, i suoi interessi, si sono concentrati sul mondo delle donne, sulla loro storia e sui tanti diritti negati, e su questa linea continua il suo percorso lavorativo.
Da oltre venti anni è una ricercatrice nel campo degli studi di genere e delle politiche di genere. Ha esercitato presso il Dipartimento di Politiche di Genere dell’Istituto del Mediterraneo (IMED). Partecipa regolarmente congressi internazionali, dove presenta le sue ricerche e pubblicazioni nel campo degli studi di genere; questo le permette di condividere il suo lavoro con una comunità globale di studiosi e studiose e di contribuire alla crescita e allo sviluppo degli studi di genere a livello internazionale. Negli anni ha collaborato con diverse riviste e periodici specializzati in questioni di genere e studi sulle donne.
Ad inizio del 2000 ha fondato “Opportunità di Genere OG”, il primo blog italiano di Women’s studies.
Un anno fa è nata la sua Casa Editrice PublisHERstory, dedicata alla storia delle donne. (www.publisherstory.com).
La passione per la Storia delle Donne è nata proprio all’Università grazie alla Prof.ssa Conti Odorisio, che ha portato gli Women’s Studies a livello accademico in Italia.
Conosciamola meglio.
Grazie di essere qui; hai conseguito la laurea in Storia delle Donne con una tesi dal titolo “L’educazione femminile nel pensiero di Arcangela Tarabotti” (Venezia 1604 – Venezia 1652). Una figura davvero interessante, che non conoscevo, in poche parole qual era il pensiero della Tarabotti?
Suor Arcangela Tarabotti, all’anagrafe Elena Cassandra, semplicemente pensava che tutte le donne dovevano essere rispettate in quanto tali. Lei era una suora ‘forzata’, costretta dalla famiglia a farsi monaca già dall’età infantile, una murata viva praticamente. La sua forza è stata quella di partire dalla sua condizione personale per riflettere e capire le ragioni sociali e politiche che condizionavano la situazione delle donne nella società del suo tempo a Venezia. La sua condizione di monaca forzata infatti riguardava una considerevole popolazione femminile; era una prassi molto diffusa dalle famiglie quella di rinchiudere le proprie figlie per vari scopi, anche ereditari o di spese di dote. Lei inoltre rivendicava la necessità di un’istruzione per le donne e pari carriera!
Partecipi spesso a congressi internazionali, dove presenti le tue ricerche e pubblicazioni nel campo degli studi di genere. Quale sono a oggi i mutamenti più significativi a livello globale sulla figura della donna nella società?
È una bellissima domanda che richiede una risposta a più livelli. Innanzi tutto quella legata agli Studi di Genere e della Storia delle donne che in Italia e all’estero, in generale, non si sono mai fermati e che sono portati avanti da persone molto preparate ma anche temerarie e molto appassionate anche se la politica sempre più spesso negli anni ha tentato di limitarli, eliminarli, circoscriverli.
C’è poi un livello sociale, differente nei vari paesi del mondo. Sicuramente il predominio di società patriarcali è quello più diffuso. In Europa e nei paesi di visione occidentale le donne, da secoli, stanno lottando per sé stesse e per le donne future e qualche passo avanti si è fatto. Diversa e peggiore è invece la situazione femminile in quei paesi in cui alle donne, ancora oggi, vengono negati i diritti fondamentali di ogni essere umano , mi viene in mente il discorso di Meryl Streep all’Onu lo scorso 25 novembre in cui dichiarava che oggi le donne in Afghanistan, a cui non è consentito non solo studiare ma neanche più uscire di casa, hanno meno diritti di uno scoiattolo.
Ecco credo che la condizione delle donne nel mondo oggi rispecchi, ancora purtroppo l’affermazione di Simone De Beauvoir per cui ‘basterà una crisi politica, economica, religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione’ quindi come ammoniva Miriam Mafai, ‘è meglio non abbassare la guardia, non si sa mai’.
Isabelle Allende afferma: “Emancipare le donne significa fidarsi di loro”. Una tua riflessione.
Allende è una scrittrice molto potente e da femminista sa bene che le donne possono essere all’altezza dei compiti e delle sfide che finora hanno riguardato solo gli uomini. E questo è senz’altro vero, soprattutto se fanno squadra tra di loro ma non perché da sole non ce la farebbero anzi ma perché abbiamo il bisogno di recuperare una dimensione comunitaria che ci è stata per secoli vietata e solo in parte recuperata grazie al femminismo degli anni ’70, in Italia ad esempio
Negli anni 2000 hai fondato Opportunità di Genere OG, il primo blog italiano di Women’s studies, in cui racconti, tra le altre cose, storie di donne poco conosciute o rimaste per anni nell’ombra. Quale tra queste senti più affine a te alle tue ideologie?
Molte donne che racconto sento vicine ma senz’altro alcune più di altre come Amelia Earhart, Suor Arcangela Tarabotti, Anna Maria Mozzoni; donne tra loro anche molto diverse ma questo è il bello di poter guardare ad un passato femminile ricco di figure ed esempi da cui attingere.
Hai fondato circa un anno fa la tua Casa editrice PublisHERstory, dedicata alla storia delle donne. (www.publisherstory.com). Come è nato questo progetto?
Il progetto della casa editrice in realtà è nato molti anni fa anche se poi mi sono presa tutto il tempo per poterlo realizzare. Era all’inizio solo un’idea prepotente che nel tempo ha avuto anche battute di arresto per poi però riprendere con più vigore di prima, come se avesse una vita tutta sua. Ed eccoci qui!
Molti dei libri pubblicati li ha tradotti tu stessa; qual è la più grande difficoltà nella traduzione di un libro?
Ad essere sincere tradurre un libro è molto stimolante e mi incuriosisce sempre ‘confrontarmi’ con l’autrice che vado a leggere e conoscere nella sua lingua che rivela scelte, modi di pensare personali e di un’epoca. Quando poi si traduce nasce l’annoso problema se rimanere fedelissimi al testo anche se può non essere particolarmente ‘accattivante’ per chi legge oppure scegliere di renderlo più ricercato ma con la consapevolezza di poter perdere qualcosa. È l’annoso dilemma di chi traduce. A me piace essere più fedele possibile al testo e allo stile autoriale originale, anche se può ‘penalizzare’ la bellezza della traduzione e a volte può non essere pienamente apprezzato. Inoltre amo lasciare parole originali e mettere note in calce che spiegano concetti originali o il contesto in cui vengono utilizzate.
Ogni tua Collana editoriale è stata dedicata ad una grande rappresentante della nostra storia, ti va di parlarcene di una in particolare?
Per ora abbiamo sei collane ma sono in perenne aggiornamento. Ogni collana è appunto dedicata ad una donna che la rappresenta. Sono donne a volte sconosciute o più note ma che in ogni caso hanno contribuito sensibilmente al cammino delle donne e quindi alla Storia che riguarda ognuno e ognuna di noi. Tra queste potrei citare Elisabetta Caminer che fu tra le prime giornaliste ma anche editrici europee e contribuì alla diffusione dell’editoria in Europa nel XVII secolo (Collana Giornalismo); oppure ancora Margaret Cavendish che è conosciuta per i suoi racconti utopici ma che è anche stata una donna che ha scritto la sua autobiografia con l’intenzione di pubblicarla per i posteri ed ha quindi scelto come presentarsi anche ai lettori del futuro. A lei è infatti dedicata la Collana delle Autobiografie. Oppure ancora Isabella Andreini che fu non solo una grande attrice della sua epoca ma anche una drammaturga che riscrisse la considerazione sociale nei confronti di una categoria che veniva assimilata alle meretrici (Collana Drammaturgia).

Tra i romanzi pubblicati mi soffermo su “Dieci giorni in manicomio e altri inediti articoli di giornalismo di inchiesta: Giornalismo”Nellie Bly fu l’inventrice del giornalismo d’inchiesta, nel XIX secolo si fece rinchiudere in un manicomio femminile di New York per testimoniarne le condizioni ambientali e psicologiche in cui erano tenute le pazienti. Già solo qui si sottolinea la caparbietà delle donne… Due parole su questo libro e sulla sua protagonista.
Dieci giorni in manicomio’ è un libro che Nellie Bly scrisse dopo un reportage che fece nel manicomio femminile di New York nel 1887. Fu il primo reportage del così detto ‘giornalismo sotto copertura’ che può essere ricondotto proprio a Nellie Bly quale creatrice. Con questo reportage Nellie Bly riuscì a far stanziare un finanziamento pubblico in favore della salute mentale mai visto prima e che anche oggi risulta ingente. È un reportage emozionante con cui si capisce come un’istituzione che avrebbe dovuto essere un punto di riferimento per pazienti e famiglie in realtà era diventato una soluzione da una parte, per famiglie povere che non potevano curare o assistere madri, figlie o mogli malate e dall’altra un modo per togliersi di mezzo donne scomode, non sottomesse. Insomma quello che in passato erano diventati i monasteri, come abbiamo visto con l’esperienza di Arcangela Tarabotti. Nellie Bly è riuscita con la sua denuncia pubblica, dando voce alle recluse, a far cambiare e migliorare questa situazione che invece in altri paesi per molto tempo ancora è rimasta un segno distintivo della società, pensiamo qui da noi al caso della poeta Alda Merini.
L’edizione di Dieci giorni in manicomio di PublisHERstory è stata arricchita inoltre da articoli d’inchiesta per la prima volta tradotti in italiano che mostrano l’impegno di Nellie Bly e ridonano uno spaccato della società statunitense dell’epoca.
Hai scelto per le opere che pubblichi una grafica originale, utilizzi font di dimensioni maggiori, rispetto alle altre Case Editrici. Una scelta stilistica inconsueta. Qual è la motivazione?
L’obiettivo principale di PublisHERstory è quello di garantire che le nostre opere siano accessibili al maggior numero di persone possibili, compresi coloro che hanno difficoltà visive. L’accessibilità dei testi è fondamentale per favorire un’esperienza di lettura inclusiva e piacevole, infatti non affatica chi legge e rende quindi la lettura facile anche a chi non ha problemi visivi. Crediamo che la grafica non sia solo un aspetto estetico ma un mezzo per comunicare meglio con chi ci legge. Inoltre, queste scelte stilistiche, contribuiscono a creare un’identità visiva unica che ci distingue dalle altre case editrici e rende riconoscibili i nostri libri. Tuttavia sappiamo che non tutti apprezzano questo aspetto e ce ne dispiace, per questo continuiamo a cercare un equilibrio che possa soddisfare le diverse esigenze delle nostre lettrici e lettori e siamo sempre aperti a suggerimenti e feedback per migliorare.
La tua Casa editrice si può definire di nicchia, visto che queste letture non comprendono un vasto pubblico. E questa tua scelta la vedo come un atto di grande coraggio e amore per ciò che fai. Un messaggio ai lettori perché dovrebbero leggere anche questi libri?
Perché sono libri! Né più né meno di tutti gli altri; sono libri per tutte e tutti. PublisHERstory è una casa editrice che si occupa di Storia delle donne, per riscoprire la storia e le storie di donne, scrittrici, scienziate, filosofe, artiste…quindi sono libri interessanti per chiunque, perché la storia e l’apporto che le donne hanno da sempre contribuito a dare nel tempo e nella società è un fatto che riguarda chiunque.
Progetti futuri?
Molti. La casa editrice ha sempre nuove uscite e Collane che arricchiscono il Catalogo e la scelta per le nostre lettrici e lettori.
Descriviti in una sola parola.
Granitica.
Ringraziando Silvia per questa interessante intervista, ricordo agli amici lettori di visitare il suo sito.
VISITATE IL SITO https://www.publisherstory.com/








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