La Scuola che Non C’è: Utopie e Realtà nell’Istruzione
La scuola è una madre”, considerava Edmondo De Amicis, e come tale dovrebbe educare il proprio figlio, ogni allievo, con amore e rispetto delle sue capacità, spronandolo a dare il meglio di sé; e non indottrinandolo in un meccanismo, una catena di montaggio fatta di regole che impongono agli studenti di apprendere un tot nozioni, di attraversare anni di studi, spesso nemmeno consci di ciò che realmente hanno imparato, per poi essere valutati per quel test andato bene o quella interrogazione sufficiente e poi via: avanti un altro! Ciò non pone un buon servizio alla comunità. Perché diciamolo: solo la fiducia in loro stessi li aiuterà a superare i momenti bui di questa esistenza, e saranno tanti… Per questo la scuola dovrebbe prendere per mano ogni singolo allievo e portarlo nel mondo, tenendo conto del suo mondo, esaltando le sue capacità e rendendolo più sicuro del suo valore, ma mai e poi mai omologarlo. Per il semplice fatto, sempre meno considerato, che ogni essere umano è diverso da un altro e non sarà il riempirgli la testa di nozioni a renderlo migliore se ciò non verrà affiancato da insegnanti che credono in lui, nonostante l’appartenenza sociale, nonostante le sue difficoltà, e lo spronino a dare il meglio di sé.
Oggi ne parliamo con lo scrittore, Andrea Bortolotti.
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