INTERVISTA AD ANDREA MALGERI IN ARTE LAPIS, DISEGNATORE E SCENEGGIATORE PRESSO DISNEY.
Ognuno porta in sé un’anima giocosa, spesso silente, spenta dal contesto terreno in cui vive: annoiata dalla percezione umana… ma in alcuni esseri umani, i più recettivi, aperti all’universo, alla natura, i risvegliati, riescono ad esprimersi esaltando appieno la sua essenza.
Ed è proprio il caso dell’ospite di oggi, che tramite la sua “Lapis” rende più leggero il nostro e suo mondo. Lo fa creando i fumetti più amati dai bambini di oggi e di ieri. Personaggi leggendari in cui il tempo appare essersi fermato; e come accadeva ai bambini del secolo scorso, anche quelli di oggi crescono e si appassionano tramite le loro avventure.
È un viaggio nei colori, in quel mondo immaginario, dove solo le grandi menti trovano ristoro. Un mondo dove tutto è differente, e per questo definito Fantastico, irreale, per una società che ci vorrebbe tutti uguali: bravi soldatini in balia dei Grandi della Terra.
Ma invece qui i Grandi, i veri Grandi, sono piccini e non si possono manipolare: perché è l’immaginazione che li partorisce; crea tratti, assembla corpi, spesso esseri metà umani e metà animali; e non può che esternare la parte più vera dell’essere umano: variegata e imprevedibile come la sua natura.
Nel magico mondo dei fumetti si può ancora respirare la bellezza assoluta della diversità. Ogni personaggio ha la grande fortuna di essere amato per ciò che è, senza doversi per forza omologare a niente e nessuno… spesso nemmeno la matita del suo papà grafico riesce a farlo desistere da ciò che era destinato a diventare… come nel caso di Topolino.
“Se puoi sognarlo, puoi farlo. Ricorda sempre che questa intera avventura è partita da un topolino.”
Con queste parole di Disney, facciamo un passo indietro: era il 1928 quando Walt Disney perse i diritti del suo primo personaggio di successo (Oswald il coniglio fortunato) e l’intero staff del proprio studio di Hollywood lo abbandonò; ai tempi Disney era un giovane regista alle prime armi, ma già caparbio e fermo a realizzarsi. Non si scoraggiò ed ebbe l’idea di creare un nuovo personaggio, Mickey Mouse, lo fece con l’aiuto dell’unico amico e collaboratore, Ub Iwerks, grafico di grande talento, che gli restò a fianco: comprendendo la creatività di Walt Disney. In gran segreto, lavorarono di notte in un garage, disegnarono in tutta fretta il primo film di Mickey Mouse. Iwerks, disegnò fino a 700 animazioni al giorno, consentì così al personaggio di debuttare in una proiezione privata il 15 maggio 1928. E da quel lontano 1928 spopola ancora nelle letture di tanti bambini, e non, il topo più famoso al mondo! Ridefinito, perfezionato, modernizzato, ma permane in lui la stessa anima giocosa che videro i suoi due ideatori. Oggi ne parliamo con chi, come Walt Disney ai tempi, non si è arreso ma ha creduto fortemente nei suoi sogni e lavorando e perseverando, oggi è a tutti gli effetti un disegnatore e sceneggiatore della Disney.

Conosciamolo meglio
Nato nel 1987 a Torino, Andrea Malgeri – detto Lapis – coltiva da sempre una grandissima passione per la letteratura disegnata, nutrendo una particolare connessione col personaggio di Topolino.
Si forma al Liceo Artistico e alla Scuola Internazionale di Comics; dopodiché si dedica all’autoproduzione di fumetti come autore completo, ispirato dall’amore per la Natura e per gli animali.
Nel frattempo, si allena sullo stile Disney e, dopo alcuni anni di prove e di formazione, nel 2017 corona il sogno di diventare disegnatore di Topolino. Dopo 5 anni passati a disegnare storie di topi e paperi, propone alla redazione alcuni soggetti, grazie ai quali entra a far parte anche degli sceneggiatori, realizzando un sogno nel sogno. La prima storia da lui scritta e disegnata è “Newton Pitagorico e il questionabile Que”, su Topolino n°3537.
Grazie di essere qui, Topolino è il tuo eroe da sempre; cosa rappresenta per te questo personaggio?
Grazie a te! Da sempre, Topolino è per me gioia, bellezza, connessione col mondo della fantasia. Pensandoci a livello più razionale, credo di avere appreso da lui anche valori come l’onestà, la correttezza, il voler scoprire la verità, il non omologarsi.
Dare immagini ad una storia è creare una simbiosi perfetta tra la parte narrata e visiva, quali sono i racconti che preferisci illustrare?
Mi piacciono le trame con elementi fantastici o fantascientifici, sono quelle che mi permettono di volare di più con l’immaginazione: ma è tutto un escamotage, per parlare della realtà, solo attraverso metafore! Ultimamente, comunque, mi sto spingendo anche su trame più “realistiche”, che detto per i fumetti di Topolino può suonare strano, ma non lo è, ci sono anche quelle!
Se potessi viaggiare nel tempo e conoscere i creatori di Topolino quale domanda li rivolgeresti?
Sono affascinato dalla figura di Walt Disney, come da quella di Iwerks. Un altro maestro che stimo molto è Floyd Gottfredson, che fece la fortuna del topo nel campo dei fumetti e che contribuì in maniera importante alla sua caratterizzazione. Se potessi incontrare questi grandi artisti di un tempo, penso che rimarrei senza parole… Dopo un sentito ringraziamento, forse chiederei loro in che modo peschino le idee… Per vedere se il loro processo creativo assomiglia al mio!

I bambini di oggi sono a contatto con realtà immediate… tutto è più rapido: web, videogiochi, tv. L’immagine diviene un clic, un’informazione visiva a cui ne susseguono molte altre; come si fa oggi catturare l’attenzione di un bambino con un fumetto?
C’è senz’altro bisogno di idee al passo coi tempi. Un motto della Disney è proprio “Innovazione nel solco della tradizione”. Oggi questo motto è valido più che mai, proprio per continuare a spiccare nel mezzo della miriade di mezzi di intrattenimento che hanno i bambini oggi. Di certo si legge meno rispetto a quando ero piccolo io, negli anni ’90. Però è sorprendente constatare quanto ancora il fumetto Topolino sia seguito con affetto. Di recente ho fatto un incontro in una scuola elementare ed ho potuto accertarlo dal vivo. Sono convinto che come la pittura è sopravvissuta alla fotografia, e la fotografia al cinema, anche il fumetto sopravvivrà ai videogiochi, poiché si tratta di un’arte meravigliosa, unica e speciale, proprio come le altre menzionate!
Qual è il segreto dei fumetti Disney che resistono al tempo e alle nuove forme di distrazione di massa?
Personaggi in cui è facile riconoscersi, poiché – oltre a essere molto simpatici e divertenti – incarnano degli archetipi universali. Inoltre, il tratto morbido e rassicurante, tipico Disney, appare rassicurante in un mondo di incertezze.
La prima storia da te scritta e disegnata è “Newton Pitagorico e il questionabile Que”, su Topolino n°3537. Quali tematiche tocca?
In quella storia parlo di un fantomatico e ambiguo quarto nipotino, che fino alla fine rimane il dubbio se esista o se sia frutto della fantasia dei protagonisti. I temi toccati sono più di uno, si va dal “credere in sé stessi” al tema del “doppio”, che ricomparirà anche in altre mie storie.
Con “Maschere”, fumetto ad episodi, fai un grande omaggio al Carnevale di Venezia e alla splendida Serenissima. Come è nata l’idea?
Proprio da un ragionamento sugli archetipi di cui parlavo prima. Mi sono reso conto che c’è una corrispondenza tra i personaggi Disney e le Maschere della Commedia dell’Arte, fenomeno (ed eccellenza) tutto italiano. E così mi sono inventato questa compagnia itinerante di attori formato dai paperi che nel ‘500 porta il teatro nelle piazze delle città, e il periodo di punta è il Carnevale. Da dove partire, dunque, se non da Venezia?

Sostieni che le storie ci aiutano a comprendere la nostra natura più profonda e che i personaggi Disney, archetipi universali, sono per questo dei grandi maestri. Ti va di approfondire con i miei lettori questo tuo pensiero?
Le avventure di questi personaggi parlano anche al nostro inconscio. Nel momento della lettura, senza che ce ne accorgiamo, avviene qualcosa di simile a quello che i greci chiamavano “catarsi”. La nostra sfera interiore si purifica, assistendo a vicende che in qualche modo vanno a liberare emozioni che erano lì bloccate dentro di noi. Assistere a una storia è per me come un rituale, forse il più antico di tutti.
“Pensa, credi, sogna e osa.” Parole sagge di Walt Disney. Quanto nel tuo cammino sia umano che artistico hai creduto, sognato e osato?
Come dico a tutte le persone che stanno coltivando i propri sogni, ci vuole tenacia! La passione genera il talento, ma questo non basta: per la mia esperienza deve essere bilanciato da una dose altrettanto grande di tenacia, ovvero, non demordere ai primi “no”. È normale scoraggiarsi un po’, ma poi è necessario rialzarsi, ogni volta. Con talento e tenacia si possono realizzare i sogni!
Progetti futuri?
Sono alle prese con la scrittura di diverse sceneggiature per Topolino, (che al momento mi impegna a tempo pieno). Alcune saranno disegnate da me, la maggior parte da validissimi colleghi (per disegnarle ci vuole ancora più tempo che per scriverle!) Per il futuro ho tante idee, ma per ora sto concentrato sul presente!
Se potessi diventare tu stesso un personaggio dei fumetti, oltre a Topolino, chi vorresti essere?
Non mi muovo di molto, dicendo: Pippo! È uno dei personaggi con cui lavoro meglio (mi piace pensare a loro come attori, e a noi fumettisti come registi).
Definisciti in una sola parola?
Fantasioselvaticontento!

Ringraziando Andrea per avermi rilasciato questa fantatastica intervista,








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