(…) “Stanotte ho avuto paura, Luigi. Ma ho pensato a te, e questo pensiero mi ha tenuto in piedi. Ti ho immaginato grande, magari con in braccio tuo figlio, mentre leggi queste parole. E ho capito che anche nella debolezza, anche nella sofferenza, c’è qualcosa che può ancora servire: la possibilità di lasciare un ricordo, una traccia, un piccolo insegnamento. (…)
“Vi siete mai chiesti cosa fareste se vi dicessero che vi rimangono sei mesi di vita?”
Apre così il romanzo di Ciro Campana portandoci a riflettere su questa delicata situazione che, purtroppo, molte persone vivono; e lo fa tramite una narrazione emozionante e colma di verità.
Un’ occasione per soffermarci a riflettere e allo stesso tempo assaporare la bellezza della scrittura autentica, quella che nasce dal cuore, senza bisogno di ricercatezza. Spesso dimentichiamo che la vera grandezza di un autore è nella sua autenticità, in quell’ essere sé stesso, puro, tanto da arrivare al cuore del lettore. Ciro Campana ci riesce.
Ma conosciamo meglio la storia: il protagonista, Ciro, dopo la diagnosi nefasta, decide di utilizzare il tempo che gli resta per vivere appieno ogni respiro e soprattutto lasciare a suo figlio, Luigi, ancor bambino, un ricordo che permanga nel tempo e che lo accompagni per il resto della sua vita; lo fa scrivendogli delle lettere, un vademecum per gli anni avvenire quando non potrà più essergli accanto.
Ciro è un imprenditore, un uomo che ha costruito la sua vita sognando: solo un sognatore è capace di vedere oltre, di avere il dono della lungimiranza, di vedere opportunità anche nelle difficoltà e questa è stata la sua forza che, unita al sacrificio e quell’ amore incondizionato per la vita e per la famiglia, ha reso possibile la sua crescita professionale e umana.
In quel poco tempo che ora gli rimane, munito di carta e penna, intraprende così un viaggio nel passato, apre le porte del ricordo e del suo cuore al figlio portandolo nella sua vita, in quei dettagli a lui sconosciuti, nella sua evoluzione; lo rende partecipe delle sue scelte, dei suoi sbagli, lo fa con genuinità e senza filtri ripercorrendo i suoi anni, partendo dai suoi ricordi d’infanzia.
È un viaggio nei sentimenti di un uomo che ora si guarda indietro, con nostalgia e qualche rimpianto, per cogliere e rendere vivo e prezioso più che mai ogni attimo vissuto; per lasciare qualcosa di lui al suo unico figlio nella speranza che il suo esempio lo possa motivare e aiutarlo nei momenti di difficoltà che troverà durante il suo cammino.
Ogni capitolo apre una finestra sul passato di Ciro, ci porta a conoscere e delineare i suoi affetti. Sono attimi di quotidianità, scene di vita di paese, piccoli gesti dal grande significato come un biscotto, “un bucaneve”, rubato ogni mattina prima di andare scuola, e quel sorriso complice del proprietario del negozio; un ricordo che perpetra e insegna che la vita è costruita su piccoli e grandi esempi, che possiamo apprendere anche dai piccoli gesti di generosità per imparare i veri valori. E Ciro è un osservatore che ha saputo fin da bambino cogliere nei piccoli gesti la loro grandezza, creando nel suo animo le fondamenta con cui ha costruito il suo percorso, un percorso fatto di gratitudine per la vita e rispetto per l’ambiente, gli animali, e l’amore verso il prossimo.
Ogni capitolo emoziona, affonda nel cuore dei ricordi di Ciro e in qualche modo a tutti insegna… Partendo dall’amore per suo padre, morto quando lui era ancora un bambino, il ricordo di un giorno speciale quando gli insegnò ad andare in biciletta, ma la vita doveva andare avanti, proprio come le ruote di quella bicicletta che pian piano giravano insegnando a Ciro a stare in equilibrio… Così fece, e con caparbietà da buon sognatore crebbe, sapendo che suo padre non l’avrebbe mai lasciato cadere.
(…) «Statt’ accòrt o piccirìll…» Abbi cura del piccolo. Furono le sue ultime parole. Un sussurro al mondo, un lascito, un testamento d’amore. Quelle quattro parole, semplici e vere, divennero una voce che mi ha accompagnato per tutta la vita. (…)
Ogni lettera svelerà a Luigi un padre inedito, come quando da ragazzino, appena tredicenne, volenteroso era già pronto a mettersi in gioco tanto da intraprendere un viaggio, lontano dalla famiglia, nuove esperienze per imparare un mestiere.
Il sapersi adeguare, il non arrendersi mai e allo stesso tempo rimanere integri ai propri valori, ai propri sogni lo hanno reso l’uomo che è oggi.
Molti sono gli insegnamenti e le riflessioni che Ciro porterà all’ attenzione del figlio. La sua capacita di rimboccarsi le maniche, di restare legato alle sue radici, agli insegnamenti ricevuti tanto da farsi strada sia in campo imprenditoriale che politico. Il saper rimanere fedele a sé stesso, anche nelle difficolta, quando sarebbe stato più semplice prendere la strada più comoda…
“Scelsi la strada più stretta, ma pulita”.
Ogni capitolo è un viaggio a sé. In queste pagine si respira l’amore per la famiglia, per le tradizioni per l’amata terra d’origine, la Campania. La capacità di non alterare i propri ideali e cuore in una società sempre più corrotta e disonesta…
Un libro che mi ha sorpreso piacevolmente, pagina dopo pagina, sia per la bravura di questo autore nel raccontare. Nel raccontarsi. Sia per la sua scrittura in cui sa alternare con grazia passaggi di prosa ad attimi di poesia; una delicatezza che rende questo romanzo ancor più emozionante.
(…) Mi torna alla mente il tempo in cui varcai per la prima volta il portone della scuola: l’aria profumava di quaderni nuovi e matite appena temperate, il cortile risuonava di voci curiose che scoprivano il mondo (...)
L’autore sa coinvolgere, tramite le sue parole, il lettore e portarlo vivere in prima persona i profumi, sapori, l’emozioni del suo passato. Tutto è connesso, la narrazione è viva, colma di quella bella scrittura non ricercata, ma autentica che rende un libro degno di questo nome.
Campana ha il dono della comunicazione spontanea, semplice, quella che arriva al cuore senza bisogno di esaltarla. Sa appassionare, emozionare spontaneamente, senza ostentare parole e riflessioni.
Una scrittura sincera che incalza riga dopo riga, senza mai annoiare il lettore…
Neruda affermava che “la nascita non è mai sicura come la morte. E questa la ragione per cui nascere non basta. È per rinascere che siamo nati”.
In questo romanzo la rinascita sarà partecipe: si rinasce dal dolore, dalla perdita, dalla delusione, dalla sconfitta e anche quando giungi al tuo forzato epilogo, in quel lasso di tempo dalla luce al buio, si rinasce ancora affinché la tua vita fino al tuo ultimo respiro possa perpetrare nel ricordo, nell’esempio… In fondo siamo esseri mutevoli, pronti a migrare lasciando a chi resta l’amore che abbiamo saputo diffondere. Abbiamo saputo dare. Il bene vero non si costruisce con il cemento, con il denaro, è un lascito fatto di esempio…
(…) Perché la vera eredità che volevo lascia re a mio figlio non era fatta di beni materiali, ma di esperienze, di conoscenze, di amore. L’amore che non sarebbe mai finito, l’amore che attraversa il tempo, che oltrepassa la morte. (…)
Recensione a cura di Monica Pasero
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