La Visione Letteraria di Franco Romanò: Oltre il Tempo e lo Spazio


Intervista al saggista, critico letterario, Franco Romanò

Solo anime curiose, menti aperte a ricevere, prodighe nel loro lavoro, possono calarsi nel profondo delle cose, delle persone, estrapolando dalla conoscenza quelle intuizioni che portano a varcare strade ancora inesplorate. Solo un profondo studio, legato ad una forte passione in ciò che si fa, può portare ad ampliare i propri orizzonti, crescendo ogni giorno un po’ di più, sia di esperienza che di conoscenza.
Thomas Stearns Eliot diceva: “non smetteremo di esplorare e alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta”. Un pensiero che sento affine con l’ospite di oggi che fa parte di questa categoria di anime che sanno andare oltre, scavare nelle profondità degli altri.
Nel tempo si è occupato di politica, economia, attualità per poi cimentarsi con successo in molti campi letterari che vanno dalla poetica, alla narrativa, al giornalismo, alla saggistica, alla critica letteraria. È presente in moltissime antologie e riviste culturali. Importante la sua produzione letteraria tantoché il poeta Alessandro Carrera gli ha dedicato un saggio che prende in considerazione l’insieme della sua opera poetica e narrativa. La saggistica è un altro settore in cui eccelle: i suoi saggi critici sono presenti in molte prestigiose riviste del settore. In un’intervista è stato definito un “Nomade della cultura”. Io mi sento di definirlo uno spartiacque tra il vecchio e il nuovo, una mente che sa adeguarsi ai tempi che cambiano e apprenderne il meglio.

Innanzitutto la ringrazio di essere qui, quali sono stati gli autori di riferimento durante la sua adolescenza?
Grazie a lei e a tutti voi della redazione per l’ospitalità e la presentazione. Vengo subito alla prima domanda. Divido la mia adolescenza in due momenti distinti. Nel primo ero uno studente che seguiva i suoi insegnanti, mi piacevano la poesia e la letteratura italiana, leggevo quello che la scuola proponeva senza altre curiosità particolari. Nell’ultimo anno delle superiori però ebbi un insegnante d’eccezione: Franco Fortini. Nella presentazione che avete scritto citate Eliot: lo conobbi con lui perché a differenza degli altri insegnanti di lettere, pur bravi, Fortini era il solo che tesseva riferimenti costanti fra la letteratura italiana e quella europea. L’incontro con la poesia di Eliot fu per certi aspetti straniante: quei ritmi così jazzistici e lontani dalle sonorità italiche erano un altro mondo poetico. Nel tempo, Eliot l’ho poi ridimensionato un po’, ma la mia passione per la letteratura anglo statunitense nasce in quel momento e non per caso mi laureai poi in lingue e letteratura inglese con una tesi di americanistica. Paradossalmente, però, quell’incontro mi riportò anche a due italiani che avevo un po’ trascurato fino a quel momento: Gozzano e Pavese. Con tutto questo finiva pure l’adolescenza.

Dal 2008 è vice presidente della Società di Psicanalisi Critica. Di che si tratta?
Quella con la Società è un’esperienza che si è conclusa, anche se mantengo con chi ne fa parte uno spirito di collaborazione. Nella società mi occupavo di letteratura, seppure con un’attenzione per le tematiche psicoanalitiche. Poi però maturarono altre esperienze e ho preferito dedicarmi a quelle: l’età che avanza obbliga anche a porsi dei limiti

Quali sono le qualità che deve avere, oggi, un buon libro per arrivare ad essere apprezzato?
Questa è una domanda cui è particolarmente difficile rispondere e che implica una riflessione critica sullo stato dell’editoria e non solo. Ci provo, partendo dall’esperienza di lettore. Un buon libro per me è quello che ancora oggi mi sveglia dal torpore e dalle abitudini troppo consolidate; oppure che mi fa entrare in un mondo che non conoscevo. Infine, un buon libro è anche quello che mi riporta ad autori a me già noti ma cogliendone aspetti nuovi. Che sia poi un libro anche apprezzato è questione più complessa perché implica una scelta del metro di misura e del pubblico a cui si rivolge. Sembra che gli influencer siano molto importanti nel determinare l’apprezzamento di molte cose e forse anche dei libri, ma credo che un autore debba prima di tutto chiedersi: in che cosa vorrei essere apprezzato e per che cosa? Anche come lettore cerco sempre di capire se questo interrogativo un autore se lo è posto o meno.


Nei suoi saggi qual è la parte che preferisce analizzare: quella umana o artistica?
Apprezzo molto questa sua domanda perché mi permette di chiarire dei punti che mi stanno molto a cuore: nello scrivere un saggio occorre a mio avviso cercare sempre un equilibrio fra lato artistico e lato umano. Mi spiego. L’idea che un artista, oppure poeti e poetesse, siano esseri che si collocano aldilà del bene e del male è un’idea che ho sempre respinto; ma non ho mai neppure apprezzato, per esempio, quelle letture testuali talmente formaliste che presuppongono che quell’opera e quell’artista vivano in una sorta di vuoto pneumatico, asettico e immune da tutto. A parte che non è possibile, mi chiedo poi a cosa serva. Questo però non significa fare della biografia da intrattenimento e gossip. Faccio tre esempi che mi sembrano emblematici. Kafka e suo padre: impossibile prescindere dal loro rapporto, ma meglio sarebbe non seguire fino in fondo la vulgata che vuole il figlio vittima di quel padre. Leggendo bene tutto e fra le righe non saprei dire alla fine chi dei due fu più cattivo con l’altro. Il secondo esempio: Pasolini. Impossibile scriverne criticamente ignorando la sua omosessualità. Naturalmente altra cosa è ridurre Pasolini alla sua omosessualità. Il terzo riguarda una poeta statunitense che amo molto. Audre Lord. Come si può scriverne prescindendo dal suo essere nera, donna, lesbica e femminista?
Tra i suoi saggi mi soffermo su “Between a dish of fruit and a comet” ( 2011) dedicato al poeta Wallace Stevens ( 1879 – 1955) Vincitore del Premio Pulitzer per la poesia. Perché ha scelto Wallace?
Parlare e scrivere di Wallace Stevens è sempre un piacere per me. Lei cita un saggio che è una parte di una collezione di saggi che sono pubblicati anche nel mio blog e di cui prima o poi spero di fare un libro: fra l’altro, questo che lei cita è stato tradotto in inglese perché fu letto all’università di Louiseville in occasione della conferenza annuale che si tiene su di lui in quell’ateneo. Dire qualcosa su di lui in poche righe è difficile. In estrema sintesi, comincerei dalla lingua. Wallace Stevens insieme a Marianne Moore e a pochi altri, ha dato nuova linfa all’inglese proprio nel momento in cui, in quanto lingua veicolare mondiale, esso subiva un forte riduzionismo e standardizzazione. Questo vale per quel contesto linguistico. Stevens è però un poeta che ripercorre nella sua poesia l’intera civiltà occidentale, per poi guardare verso oriente: dai miti solari al mito cristiano, al teatro giapponese, il suo è un excursus vertiginoso. Infine un terzo elemento. Stevens ha cercato la poeticità non nel favoloso altrove che per lui non esiste, ma in una qualità fine della materia che ha in sé ma solo in alcuni momento l’elemento che la trasfigura. Una sua espressione che ripete più volte in forme diverse è che i grandi poemi del Paradiso e dell’Inferno sono stati scritti ma non ancora quale sia il canto della terra. La sua poesia, anche quando sfida il pensiero filosofico si pone sempre questo obiettivo: far risuonare il canto della terra, cioè del luogo in cui viviamo.

Un suo saggio dal titolo ‘Nel ventre del pescecane’ è pubblicato nel libro “Pinocchio in volo fra immagini e letterature”, a cura di Rossana Dedola e Mario casari, Bruno Mondadori editore. Cosa l’affascina di questa narrazione di Collodi?
Cosa mi affascina di Pinocchio? Altra domanda complicata. Potrei rispondere che i motivi sono talmente tanti e diversi che c’è solo l’imbarazzo della scelta. Capisco che cavarsela così è però troppo facile e allora ne scelgo uno anche perché è controverso. Mi sono sempre chiesto come fosse possibile che in pieno positivismo scientifico e progressismo trionfanti nascesse un’opera sapienziale che ci riportava a un contesto che poteva apparire pre moderno. La risposta che mi sono dato rifiuta prima di tutto l’idea che ciò sia dovuto all’arretratezza del contesto italiano e si rifà invece a una frase di Jung e cioè che il grande artista o la grande opera fanno sentire a un’epoca ciò che più le manca. Cosa mancava a quell’epoca? Forse proprio la boria un po’ illuministica con cui si pensava di essersi lasciato alle spalle tutto il vecchiume e che si andava verso un’epoca di grande progresso. Questa mia lettura è lontana però dalle interpretazioni cattoliche del testo di Collodi ed è stata piuttosto influenzata dalla lettura del libro di Giorgio Manganelli: Pinocchio un libro parallelo. Tale interpretazione è controversa perché chi la critica sottolinea che alla fin fine Pinocchio è un ribelle senza causa che quando smette di esserlo diventa troppo normale, persino un ometto d’ordine. Invece a me sembra, come ho scritto in quel saggio, che la sua è una grande e moderna storia di iniziazione alla vita adulta, una storia che non ha nulla da invidiare ad altre del passato, ma che il suo contesto è la modernità. Di Pinocchio ho visto anche i film – credo averli visti proprio tutti; proprio per il fatto che sono stati girati in anni diversi, mi restituiscono ogni volta una valenza diversa anche del libro.


Nel 2016 pubblica sul magazine del Wall street Journal Italia, diretto da Nathalie Dodd, “Il Minotauro e la scimmia”. “Questo pezzo teatrale ripercorre la vita di Picasso, il legame tra l’uomo Picasso e la sua pittura. Evidenzia il rapporto distorto che il pittore aveva con le forme e con i corpi femminili, la sua capacità di creare con la stessa forza con cui distrugge”. Spesso gli artisti riportano dal loro subconscio i loro demoni interiori donandogli un nuovo aspetto di forme e colori. È possibile che Picasso nel suo modo di distorcere la figura umana; in qualche modo, ritraeva il suo timore di celebrare la vita? In questo pezzo si evidenzia anche la parte più fragile di Picasso: la sua ossessione per la morte. Qual è, invece, il suo rapporto con la morte?


Le domande su Picasso sono due e nella mia risposta le metto insieme ma esse mi riportano anche a quella precedente su arte e vita, questione che è centrale per me in Picasso e anche per me nel rapporto con la sua opera. Il Minotauro e la scimmia è un lavoro che mi ha dato molte soddisfazioni, è stato messo in scena da due diverse compagnie teatrali: a Milano per la regia di Stefano Tenconi a la Spezia di Fabrizia Fazi che ne ha scritte in realtà due diverse versioni, una delle quali un video. Nonostante tutto ciò è anche un testo che mi riporta alle ossessioni di Picasso, ma anche al desiderio di non occuparmene più, per le ragioni che lei indica alla fine della sua prima domanda: il suo demone, il Minotauro – che a differenza di altre letture del mito, per esempio quella che ne fa Borges – Picasso riteneva essere davvero un mostro – è proprio il suo alter ego mostruoso, difficile da accettare. Lei alla fine della seconda domanda parla della sua ossessione per la morte: è proprio tale ossessione che per me lo spingeva a fagocitare tutto, dalle forme ai corpi femminili. Ho studiato le biografie su di lui a lungo e mi ha sempre inquietato il fascino che la sua arte aveva su di me e al tempo stesso la repulsione che sentivo per l’uomo. Il Minotauro e la scimmia è un po’ il mio corpo a corpo con tutto questo. Quanto alla fragilità cui lei accenna, non saprei cosa dire nel suo caso, ma sulla fragilità maschile il femminismo ha detto molte cose importanti. Passo allora subito alla sua domanda successiva per dire che, per mia fortuna, il mio rapporto con la morte – anche se non saprei dire con chiarezza quale sia – è sicuramente più sereno di quello di Picasso.
“Frattali” è la sua nuova pubblicazione; un titolo singolare, qual è la sua interpretazione? Parliamo di una raccolta di racconti “Storie che ne partoriscono altre, figure del passato che tornano… C’è qualcosa di biografico in questa sua nuova opera?
Mi aspettavo questa domanda su Frattali perché il titolo ha incuriosito e spiazzato, ne ho anche discusso con amici e qualcuno mi ha chiesto pure perché mai per un libro di racconti avessi scelto un logo in copertina che si richiama alla geometria e alla matematica. Frattali è un concetto che viene dalla matematica e che è abbastanza nuovo nel senso che non è da moltissimo tempo che si studiano i frattali. Apparentemente sono degli scarti, dei residui, dei resti di qualcosa; ma poi proprio i matematici hanno scoperto che anche nei frattali esiste un ordine. Naturalmente hanno tradotto tutto ciò in equazioni di cui nulla posso dire perché di matematica poco capisco; ma la metafora mi sembrava assai intrigante. Che da un resto possa nascere un ordine mi sembrava qualcosa di straordinario e mi sono chiesto allora qual è in un’opera scritta il correlativo di una equazione in matematica? La mia risposta è che questo ordine lo dà il montaggio, parola che viene dal cinema ma che è fondamentale a mio avviso anche per un libro. Se poi il mio montaggio sia riuscito o meno questo non lo posso dire io. Quanto alla questione della biografia, cioè quanto di biografico ci sia in questi racconti … beh posso dire che qualcosa che mi assomiglia in quello che scrivo c’è sempre ma poi è anche vero che i personaggi vanno un po’ dove vogliono loro. Se invece la sua domanda si riferisce proprio a una mia esperienza personale le rispondo che sì: in Frattali un racconto si riferisce proprio a una mia esperienza, ma non le dico qual è.
Se potesse viaggiare nel tempo e conoscere uno dei protagonisti dei suoi saggi, chi sarebbe e cosa gli chiederebbe?
La domanda è molto divertente: scelgo Orfeo e gli farei questo discorso. Senti Orfeo, sono migliaia d’anni che si parla di te, l’ho fatto pure io e un po’ me ne pento. Se ne sono dette di tutti i colori ma tu – che in vita eri un po’ un piagnone – da un certo momento in poi ti sei chiuso nel silenzio. Insomma, ci vuoi dire una buona volta perché mai ti sei voltato?

Progetti futuri?
Il progetto futuro più importante di questo momento è collettivo. Insieme a Paolo Rabissi fondammo nel 2013 il blog Diepicanuova. Lo scorso anno abbiamo deciso di chiudere il blog – che è sempre visibile in ogni caso – e di farne un libro coinvolgendo anche gli autori e le autrici che hanno pubblicato testi o riflessioni critiche. Siamo una quindicina di autori e autrici che si sono cimentati e hanno riflettuto sull’epica nel nostro tempo. Il libro avrà per titolo Di epica nuova, laboratorio di poesia critica. Naturalmente nel passaggio da blog a libro abbiamo cucito, tagliato e assemblato in modo diverso. Adesso il progetto è pronto e andrà in stampa fra breve. Per quanto riguarda me come autore, un romanzo dal titolo L’espressione geografica è presso un editore da cui attendo risposta. Si tratta di un romanzo storico sul dopoguerra, diviso in tre parti. Infine un libro di saggistica in pratica già ultimato sull’opera di Walter Benjamin.


Ma chi è Franco Romanò nella vita di tutti i giorni?
Franco Romanò è un uomo di 77 anni. Parto da qui perché siamo fatti di un corpo che nel tempo ci dà gioie e limitazioni, in tutte le età e in modi diversi, talvolta sorprendenti. Credo di accogliere il tempo che passa con serenità nonostante i problemi che ho – come tutti – e a dispetto del peso di un mondo che fra guerre e altro diventa sempre più insopportabile. Tutto sommato cerco di far prevalere l’ottimismo della volontà sul pessimismo della ragione (che va tuttavia sempre mantenuto vigile) nonostante la mia eccessiva propensione al mugugno.

Scrivi una risposta a Walter Benjamin tra modernità, ebraismo e comunismo, il nuovo saggio di Franco Romanò – OLTRESCRITTURA, Sito ufficiale, Monica Pasero Cancella risposta

Una replica a “La Visione Letteraria di Franco Romanò: Oltre il Tempo e lo Spazio”

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Articoli

Gli artisti e gli autori che ho intervistato, dicono di me

FRANCESCA GHEZZANI, GIORNALISTA

Prepararsi prima di un’intervista studiando i minimi dettagli e saper scavare nelle persone senza essere invadente è un’arte non di tutti. Monica Pasero ha dimostrato di possederla. Grazie davvero per il tempo che mi ha dedicato.

Giosuè Forleo, scrittore e poeta.

Ho conosciuto Monica Pasero per caso e mi è piaciuta fin da subito; infatti l’ho scelta per recensire alcune poesie del mio ultimo libro, “Piuma bianca”. Monica è una giornalista e critica letteraria sempre disponibile, che si distingue per la sua eccellenza, originalità letteraria e cura nella realizzazione grafica. Le sue interviste e recensioni sono sempre caratterizzate da una grande profondità e sensibilità, che le permettono di cogliere l’essenza delle opere e degli autori che tratta. Ha una grande capacità nell’instaurare un contatto empatico con gli autori, capacità davvero rara e che le permette di ottenere risposte profonde e sincere. La sua scrittura è elegante e raffinata, rendendo piacevole la lettura dei suoi articoli su svariati argomenti. È una professionista che unisce esperienza, competenza e sensibilità, rendendola una delle migliori nel suo campo. Se siete alla ricerca di una critica letteraria con un blog che vi offra una visione profonda e stimolante delle opere e degli autori, Monica Pasero è la scelta ideale per la sua originalità di scrittura.

FREDERIK MC. MARK, SCRITTORE

Sono molto contento di aver conosciuto Monica e di averle fatto recensire il mio romanzo Kora: La pietra di Artfis. Un fantasy ricco di storie e misteri. Leggendolo, Monica è riuscita a cogliere l’essenza della storia, il che dimostra quanto sia preparata e sensibile nel percepire le emozioni. Grazie di cuore Monica, alla prossima

LEONARDO MANETTI, POETA

Monica è una persona molto attenta e professionale nel suo lavoro. Inoltre è molto gentile e disponibile. È la persona giusta sulla quale potete fare affidamento. La consiglio vivamente.

SERGIO CAMELLINI, POETA

Questa brillante recensione arricchisce davvero, poche volte ho trovato letterati capaci di entrare nell’animo con tanta delicatezza. A Monica Pasero, porgo i sensi della mia più profonda stima.

DANIELE OSSOLA, SCRITTORE

Ho conosciuto Monica attraverso un Concorso Letterario a Torino cui avevo partecipato.

Si è instaurato un rapporto culturale basato su dolcezza, gentilezza e profondità di emozioni.

La professionalità con la quale ha condotto l’intervista, avendone già realizzate diverse nella mia carriera di autore, posso quindi affermare che è unica in quanto ha scavato nel mio intimo per far emergere i fatti salienti della mia attività non solo di scrittore.

Non posso che rinnovare i miei complimenti!!!   

EDOARDO DE ANGELIS, CANTAUTORE

Nel variegato mondo attuale della comunicazione troviamo una tale quantità di organi e operatori, piccoli e grandi, più o meno efficaci, più o meno credibili … un bosco, una foresta nella quale è difficile trovare il sentiero giusto. Per questo motivo è importante affidarsi alle esperienze positive già vissute da altri. A questo proposito mi sento di suggerire un blog che si occupa principalmente di scrittura, con grande professionalità, garbo, sensibilità. Lo dirige Monica Pasero, e si chiama con un bellissimo nome: OLTRESCRITTURA. E’ vero, Monica e il suo blog vanno oltre la scrittura, sanno offrire, nella comunicazione quel passo in più di profondità, attenzione, interesse, che fanno la differenza … OLTRESCRITTURA, appunto” – Edoardo De Angelis – Il Cantautore Necessario

EUGENIO PATTACINI, SCRITTORE

Quando ci si avvicina al mondo delle interviste in campo letterario ci sono tre aspetti fondamentali e, quasi mai, si incontrano controparti efficaci su tutti e tre. Si parla di competenza e conoscenza del settore utili a impostare domande efficaci e ben articolare utili a conoscere l’autore ma anche a capire, non tanto cosa dica l’opera, ma dove può accompagnare il lettore. Poi c’è il contatto empatico che io ho misurato sia nel suo raro modo di approcciare ma anche condividendo spazi in salotti letterari. Il terzo punto è la realizzazione grafica perchè anche le migliori frasi, se calate in una impostazione raffazzonata, perdono valore. Monica invece caratterizza ogni sua intervista con l’eleganza dell’impostazione. Personalmente per questo aspetto leggerei suoi articoli anche su argomenti che assolutamente non mi appartengono. È bello quando si trova una controparte che mostri alto livello in uno di questi aspetti. Raro su due. Monica, per fortuna di chi la incontra, eccelle in tutti e tre.

MARCO PETRUZZELLA, POETA

Ho conosciuto Monica Pasero un po’ per caso trovandomi nella confusione e dispersione mentale e pratica tipica dell’esordiente. Ho pubblicato da poco per cui sono a digiuno sulle dinamiche della “critica” e della diffusione promozionale delle opere ma soprattutto degli autori. Una cosa, però, credo di averla compresa bene: ciò che conta nel rapporto col gli editori, con le agenzie o con gli editor o realizzatori di recensioni o interviste come Monica, è il rispetto, la cura e l’attenzione che questi hanno nei confronti dei testi, degli autori e delle loro biografie. Ecco con Monica ho provato la gioia e la soddisfazione, oltre di trovarmi al cospetto di una grande professionalità, di avere come interlocutore una persona sinceramente appassionata alla letteratura e alle dinamiche pagina/autore. Auguro ad ogni autore, esordiente o meno, di incontrare Monica Pasero per sentirsi meno solo in questo mondo affascinante ma complicato.

CLAUDE MOSCHELLI, COACH

Monica Pasero è una persona straordinariamente preparate professionalmente e culturalmente

MONICA BECCO, SCRITTRICE

Grazie Monica. Come la scrittura, anche le interviste sono un dono che viene scambiato reciprocamente tra le parti. Con queste risposte mi sono aperta alle persone che non mi conoscono; e loro mi donano il tempo e l’attenzione necessari per entrare nel mio mondo. Grazie a tutte e a tutti. Grazie soprattutto a te, Monica, che con questa intervista, interessante e sensibile, mi hai permesso di fermarmi e regalarmi il tempo di guardarmi e scoprire nuove e inesplorate sfaccettature di me stessa. È stato un piacere e un privilegio

DANIELA MEROLA, GIORNALISTA, SCRITTRICE

La giornalista e promoter culturale Monica Pasero è una professionista eccellente e molto preparata. La sua serietà è meritevole di fiducia.

ELIO SABA ,SCRITTORE

Considero l’intervista che mi ha fatto la giornalista Monica Pasero di grande valore. Mi ha fatto domande per niente scontate, che mi hanno permesso di esternare alcuni aspetti del mio modo di pensare e metter a nudo una parte dei miei sentimenti. Intervista assolutamente notevole.

SILVIA DAL CIN, SCRITTRICE,

Professionista seria, competente e anche molto umana.

SILVIA S.G PALANDRI, EDITRICE

Il lavoro di Monica è così accurato, profondo e dettagliato che un’ AI non riuscirà mai ad eguagliarlo. Domande affatto banali, capaci di scavare in profondità con intelligenza e La tua intervista mi ha emozionata e per rispondere alle tue domande mi sono ritrovata a fare un lavoro su me stessa e un punto sul mio lavoro al femminile. Grazie.

SARA DE BARTOLO, SCRITTRICE, DOCENTE

Non è semplice né scontato ritrovare professionalità e talento in un unica persona.
Parlo della scrittrice Monica Pasero.
I suoi libri nonché le sue interviste sempre pulite, chiare e complete, mai fuorvianti o allusive.
Ogni volta che le sue parole descrivono l’arte di un autore/ autrice , ne esaltano il colore e di conseguenza il valore.
Grazie Monica per ciò che fai ma soprattutto per come lo fai.
Grazie davvero.

PAOLO SORRENTINO, SCRITTORE

Il nome di Monica Pasero mi è stato fatto per la prima volta dal mio editore, Davide Indalezio di Edizioni della Goccia. Mi sono documentato, ho letto le molte cose che ha scritto e mi ha subito convinto per i suoi modi garbati, per la profondità delle sue analisi, per la capacità di cogliere le diverse sfumature e i colori nascosti delle opere che descrive di volta in volta. Si capisce subito che fa il suo lavoro con grande passione e competenza, insomma. Le ho affidato, quindi, la lettura del mio La strategia del Diavolo e anche se lei stessa ha ammesso subito che il genere giallo/thriller non è fra i suoi preferiti, la sua recensione ha soddisfatto appieno tutte le mie aspettative, constatando una volta di più la sua abilità nell’intercettare i significati meno evidenti, più nascosti del libro e sintetizzarli in modo brillante ed efficace. Rapida, essenziale, profonda, con le sue interviste, poi, riesce a interfacciarsi in modo altrettanto efficace con la personalità dello scrittore, offrendo al lettore elementi aggiuntivi capaci di incuriosirlo e farlo avvicinare ulteriormente alla lettura dell’opera. Esperienza decisamente positiva.

ANTONIO SPAGNUOLO,POETA

Ottimo intervento, ricco di cultura elevata e di coinvolgimento. Il tuo Interessamento alle luminosità della scrittura è degno di lode. Grazie per avermi Invitato. Esperienza di notevole fattura!

FRANCESCA ROMANA ROTELLA, SCRITTRICE

Monica Pasero ha recensito due mie raccolte poetiche con grande sensibilità e professionalità. Ha compreso in maniera profonda i miei versi e ha saputo evidenziarne le caratteristiche fondanti, mettendone in luce gli aspetti più interessanti. La sua alta professionalità è una garanzia di accuratezza e grande sensibilità.

ODILIA LIUZZI, ARTISTA

Vorrei dedicare un sentito ringraziamento a Monica Pasero per la splendida intervista che mi ha dedicato. È stata un’esperienza profondamente stimolante e arricchente, che mi ha permesso di raccontare il mio percorso artistico con sincerità e passione. Le sue domande, sempre pertinenti e ben calibrate, hanno toccato aspetti importanti del mio lavoro, spingendomi a riflettere ancora più a fondo sul significato e sulle emozioni che lo animano. Monica ha dimostrato grande professionalità, unita a una grande sensibilità. La sua capacità di creare un dialogo fluido e coinvolgente, ha reso questa intervista non solo un momento di condivisione, ma anche un’occasione preziosa per esprimere pensieri e riflessioni che spesso restano inespressi. Il suo approccio garbato e rispettoso ha reso tutto naturale, mettendomi completamente a mio agio. Raccontare il proprio percorso artistico non è sempre facile: dietro ogni opera si nasconde un mondo di emozioni, esperienze e scelte. Monica Pasero ha saputo cogliere e valorizzare il cuore del mio lavoro, trasformando l’intervista in un ritratto autentico del mio percorso artistico. Per questo, la ringrazio di cuore. È stata un’esperienza preziosa, resa speciale dalla sua bravura e gentilezza. Grazie ancora, Monica!

DARIO TONANI, SCRITTORE ( MONDADORI)

Ci sono persone sensibili annidate negli angoli della rete che parlano di scrittura con la mano sul cuore e il tocco delicato dell’intelligenza. Monica Pasero è una di queste; le sue domande per la mia intervista sono un bouquet di spunti originali, curiosità autentica e riflessioni profonde. Mi hanno colpito e spiazzato il giusto. Per questo le dico ancora grazie.

IL MAESTRO, ALESSANDRO PIERFEDERICI, SCRITTORE, DOCENTE

Ho conosciuto Monica attraverso i social: il suo modo di porsi, con schiettezza e sincerità, e descrivere con semplicità e accuratezza il suo lavoro mi ha subito convinto a contattarla. Ho potuto così conoscere una professionista di grande spessore che unisce una notevole esperienza ed una competenza acquisita sul campo a contatto diretto con opere e autori, ad una profonda sensibilità ed umanità, attraverso la quale coglie l’essenza delle opere recensite e gli aspetti più importanti della personalità dei suoi intervistati. Monica ha recensito i miei primi quattro libri ed ogni volta ho scoperto dietro le sue parole qualcosa che non immaginavo esistesse dietro i miei testi. Monica, infatti, sia nelle recensioni che nelle interviste, coglie l’anima stessa dell’autore, della sua personalità, del suo linguaggio, e sa mettere in rilievo tutto ciò che di bello, interessante, stimolante incontra, così che anche chi legge viene messo a contatto diretto con la cultura, l’umanità, la vita degli autori e delle opere. E non dimentichiamo la sua capacità di sintesi e la sua profondità nelle prefazioni: Monica ha scritto quella del mio quinto libro ed ha saputo in due pagine coglierne lo spirito e il messaggio, preparando la strada al lettore per vivere appieno il piacere della lettura e della comprensione.

GIORGIO INFANTINO, SCRITTORE

Grazie Monica per aver messo in evidenza gli aspetti salienti della mia produzione letteraria. La recensione di “Storie Sospese” coglie nel segno e l’intervista è stata condotta da te con grande professionalità.

ELEONORA COLORETTI, RESTAURATRICE

Brava! Sensibile precisa alle tematiche. Una professionista.

ANTONIO ZENADOCCHIO, ARTISTA

Monica è capace di identificarsi con l’intervistato e comprendere il suo modo di essere e il suo punto di vista. Questo rende l’intervista molto calzante e anche gratificante.

STEFANO ZAMPIERI, ARTISTA

Precisa, sensibile con una penna delicata ma profonda.

MASSIMO PEZZONI, POETA
Credo la piu bella e professionale intervista sia stata propio quella di Monica Pasero, la sua capacità di capire l’artista scavando nella sua sensibilità senza scalfirla ma facendone un ritratto completo e unico.

SERGIO SOZI, SCRITTORE, CRITICO LETTERARIO

Non accade molto spesso, in questi tempi, di poter colloquiare di letteratura con un giornalista che sia competente e rigoroso, ben documentato sugli aspetti biobibliografici dell’intervistato e perfino, direi, appassionato della materia in oggetto. Ebbene tutto questo ho potuto assodare nel corso della piacevole e stimolante conversazione che ho avuto con Monica Pasero sulla mia opera di scrittore

GIOVANNA FILECCIA, SCRITTRICE, EDITRICE

Una delle interviste più complete che ho rilasciato in questo periodo.

ALESSIO MIGLIETTA, POETA

Consiglierò il tuo lavoro senz’altro, e sono davvero entusiasta di questa intervista, credo la più bella ricevuta!

ANGELA CAVAZZUTI, SCRITTRICE

Un enorme GRAZIE alla bravissima Monica Pasero per la bellissima intervista sul mio universo da scrittrice.Con poche pennellate ha saputo dipingere un’immagine reale di me, come persona e come autrice.

MIRIAM DI NOTO, SCRITTRICE E DOCENTE

Ho avuto il piacere di rilasciare due interviste a Monica Passerò, riguardo al mio libro e alle mie esperienze di viaggio.Mi sono trovata davanti una professionista garbata e competente, capace di proporre domande profonde e ben calibrate.Ne è scaturito un dialogo piacevole e costruttivo, attraverso cui ho espresso pienamente il mio pensiero.

GIOVANNA DE VITA, SCRITTRICE

L’ Intervista ha saputo cogliere i tratti importanti del libro e la mia personalità. Le domande hanno messo in evidenza il lato umano e fragile del protagonista del racconto. Grazie


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