La sua scrittura risveglia, pone l’evidenza su vari aspetti sociali che narrati possono dare al lettore un quadro più preciso di ciò che lo circonda.
Leggendo la sua biografia si rivela un autore poliedrico nel campo della narrazione, capace di spaziare in diverse tematiche. La sua penna affonda spesso nella realtà odierna e, con ironia e mordente, tratta tematiche collettive sempre attuali portandoci a riflettere sulle tante beghe sociali dovute ad una politica di gestione non sempre corretta né efficace. La sua mente è sempre in movimento; uno spirito libero che ha fatto della scrittura la sua arma per diffondere il proprio estro e le sue idee. Un vulcano di idee! Sarà il sangue siciliano che gli scorre nelle vene o quel suo essere sopra le righe, tanto è che l’ospite di oggi fonde nella sua produzione letteraria estro, consapevolezza e ribellione contro un sistema sociale spesso ingiusto.
Conosciamolo meglio.
Giorgio Infantino nasce A Messina Il 20-06-1968. Compie nella città dello stretto tutti gli studi fino alla maturità scientifica, per poi trasferirsi a Roma dove studia Scienze Politiche alla LUISS, dove consegue la laurea. Si perfeziona a Milano, alla LUIGI BOCCONI, conseguendo il titolo di COGER (Consulente e Gestore di Risparmio Privato) ed attualmente lavora per conto di un primario player assicurativo. Dopo“Farmaci Scaduti“, pubblicato self-publishing nella piattaforma de “il mio libro“, gruppo GEDI, pubblica nella stessa piattaforma: “Aquile e Gabbiani“, una raccolta di novelle, “La gabbia del gatto“, giallo noir, opera selezionata al Salone del Libro di Torino, “Under performance“, terzo giallo, “Scelte Razionali“, quarto e ultimo giallo scritto finora, oltre a una serie di storie brevi, alcune fruibili ancora gratuitamente sulla piattaforma anzidetta. Con Creativa Edizioni, ha pubblicato “Racconti Vicino Al Vulcano“ e adesso è imminente, sempre con Creativa Edizioni l’uscita di “Storie Sospese“. Con Thinking Man, ha invece pubblicato “ZETAMILLE“, dei racconti brevi, illustrati dall’artista e fondatrice del movimento destrutturalista Mary Blindflowers. Sempre con Mary Blindflowers ed altri soci, ha fondato l’associazione culturale “UOVO QUADRO“, avente il compito di diffondere le idee e le opere del movimento culturale destrutturalista.
Quando inizi a sentire l’esigenza di scrivere?
Sempre e da sempre, praticamente. Se poi la domanda è: “quando inizi o come inizi a scrivere una storia?”, allora la faccenda diventa completamente diversa perché la risposta più onesta è: “non lo so proprio, succede”. Accade, inoltre, che mi sia trovato in un vicolo cieco una volta iniziato un racconto. Allora lo lascio decantare, aspettando tempi migliori e mi dedico a svilupparne altri.

“Farmaci scaduti” è la tua prima opera pubblicata che ti apre la strada al genere Giallo. Cosa ti appassiona di questo genere letterario?
La capacità di ragionare e di indurre il lettore a ragionare. Ci sono vari modi di scrivere un giallo, io mi accosto moltissimo a quegli scrittori che hanno utilizzato o utilizzano i canoni del giallo, ammesso che ve ne siano e che questi canoni siano univoci, per descrivere e filtrare la realtà, finendo per raccontare quello che spesso viene tenuto nascosto e che pure, ed è questo un grandissimo paradosso, il lettore conosce ugualmente, a istinto.
Hai un autore di riferimento?
Ne ho diversi e l’elenco rischierebbe di essere lungo. Ti dico invece questo: recentemente, leggendo e recensendo vari autori contemporanei, noti ma soprattutto molto meno noti, mi sto accorgendo che esistono schemi che, in fondo, si ripetono e su cui le più grandi case editrici si stanno basando sempre di più. Probabilmente in molti casi l’obiettivo è diventato far sceneggiare il proprio romanzo in vista di una sua trasposizione cinematografica o in una fiction. Personalmente, quando inizio un racconto giallo, non ho invece alcuna idea di quello che scriverò, né di come lo scriverò. Scrivo per il gusto di raccontare e, per certi versi, di raccontarmi, insomma.
Da dove cogli gli spunti per le tue opere? Fantasia o fatti di cronaca?
Può essere un evento che osservo, una notizia letta su un giornale o ascoltata alla radio o alla televisione, un sogno, addirittura, oppure pura fantasia. Improvvisamente, creo un incipit, mi immagino una storia, poi la sviluppo o, a volte, la lascio dormire un po’, ma non l’abbandono mai del tutto. Con la prima novella della raccolta “Racconti Vicino al Vulcano”, per esempio, ero arrivato a scrivere di getto i primi diciotto paragrafi ma non sapevo come proseguire. Avevo pensato a un giallo, all’inizio, ma la storia non funzionava. Dopo una passeggiata tra i boschi, sotto l’Etna, avvenuta ben trenta mesi dopo, ho improvvisamente capito come proseguire il racconto e non mi sono fermato più. Ho finito la prima novella e, di slancio, le altre due, trovando anche il titolo all’intera raccolta e, ovviamente, del racconto giallo che pensavo di scrivere è rimasta solo una traccia molto vaga.
Restando in tema, un tuo giallo noir “La gabbia del gatto”, è stato selezionato al Salone del Libro di Torino. Due parole su questo libro.

“Da leggere”. Erano due parole, giusto? A parte le battute scherzose, ne “La gabbia del gatto” mi occupo di un rischio molto sottovalutato, legato alle nuove forme di comunicazione a distanza che, contemporaneamente, facilitano anche il controllo a distanza. Nel romanzo sviluppo una trama che purtroppo è diventata una triste realtà di cronaca nera qualche anno dopo. Il che è inevitabile: descrivendo la realtà quello che viene restituito è, a volte, una possibile realtà futura. Andai apposta con quel libro al salone di Torino, perché in qualche modo, anche se magari può sembrare incredibile o qualcuno ne può sorridere, mi sentivo responsabile di quelle morti. Se quelle due persone avessero letto il giallo, sarebbe accaduto quello che poi è successo a loro? Non lo sapremo mai, ovviamente, ma quelle due morti reali mi hanno ossessionato e spinto, anche mio malgrado, a uscire dall’ombra.
In “Racconti vicino al vulcano. Il rappresentante, Oltre, Il compleanno”, Edizioni Creativa, si avverte una certa polemica che riguarda la vaccinazione obbligatoria in Italia durante il periodo del Covid. Raccontaci di più.

Non c’è molto da raccontare. Quelle vaccinazioni obbligatorie hanno violato tutti e dieci i punti del codice di Norimberga, quello per intenderci sbandierato ai medici nazisti, in modo da poterli processare per crimini contro l’umanità. Ma prendo solo spunto da quello, perché nel terzo racconto, “il compleanno”, dove si intravede la polemica a cui ti riferisci, come pure nelle altre due novelle che lo precedono, l’intento è completamente diverso. Volevo semplicemente scrivere dei racconti che fossero un omaggio alla figura femminile, insostituibile fonte di energia per l’uomo, esattamente come lo è un vulcano in natura, e alla libertà di chiunque. Ne “il compleanno” indago, in aggiunta, i rapporti che intercorrono da una parte tra padre e figlio e, in parallelo, tra la società e l’individuo. Da un punto di vista squisitamente letterario, tento pure di sviluppare una tecnica narrativa originale, in modo da staccarmi dagli schemi classici del racconto.
“Aquile e gabbiani”. Nella quarta di copertina mi ha incuriosito questo passaggio: “non esiste un’unica strada, come non esiste un’unica meta. E, sempre, la consapevolezza che spesso il niente è preferibile al poco”. In questa frase c’è molto da approfondire. Una tua riflessione.

Spesso nella vita ci accontentiamo e, nel farlo, accettiamo sovente dei compromessi intollerabili, come prendere, ad esempio, la tessera di un partito politico di cui non condividiamo nulla per essere ad esempio pubblicati, tanto per restare nel mondo della grande editoria. Ma esempi ne puoi pensare quanti ne vuoi. Nel mondo dominato dalla convenienza e dai rapporti di potere, comprendo benissimo che si abbia parecchia difficoltà a capire la portata rivoluzionaria di quella frase. Il nulla è preferibile al poco quando si esce dalla logica diffusa dell’utilità personale spicciola, quella tipica dei gabbiani, e si vola, come aquile, difendendo la propria vita, le proprie scelte, la propria libertà, in definitiva il proprio essere. In “Scelte Razionali”, il quarto e finora ultimo giallo che ho scritto, torno esattamente su questo tema.
Se potessi essere il protagonista di uno dei tuoi libri in quale vivresti?
In nessuno, francamente. Mi seccherebbe parecchio che un qualsiasi scrittore, me compreso, abusasse di me. Ovviamente, da scrittore, sto anche barando alla grande dandoti questa risposta. Spero sinceramente di non essere troppo ingombrante, invece, in modo da lasciare al lettore la possibilità di godersi in pace tutto il romanzo o il racconto.

In “Zetamille”, una raccolta di racconti brevi, edita da Thinking Man, tocchi diverse tematiche. Dalla prefazione scritta da Mary Blindflowers, che è anche l’illustratrice di questo volume, si evince un punto di vista sull’umanità preoccupante, uno sguardo ad un ipotetico futuro o, per meglio dire, a un presente ancor non consapevole… Una tua riflessione sull’umanità attuale?
Un ritratto spietato, più che altro. L’umanità attuale è esattamente come la descrivo, non è colpa mia, né di Mary. Lei con le illustrazioni (ma ha scritto parecchi libri anche lei), io con la scrittura, in “Zetamille” mettiamo a nudo la realtà di una società caduta irrimediabilmente in una totale “distopia egodistonica”, due termini presenti appunto nella prefazione di Mary, rubati non a caso alla psichiatria e il risultato è, appunto, “un mondo troppo allucinato per non essere vero”.
In collaborazione con Mary Blindflowers ed altri soci, fondi l’associazione culturale “UOVO QUADRO”, avente il compito di diffondere le idee e le opere del movimento culturale destrutturalista. Di cosa si tratta? Quali obbiettivi si prefigge?
Aspetta che prendo il decalogo che mi ha mandato il segretario, così non si arrabbia perché dimentico sempre di dire qualcosa. Scherzo, dai, però preferisco davvero prendere qualcosa ed è il primo numero della rivista “Destrutturalismo”, (Thinking Man, editore, anno 1, 2022), dove a pagina tre si trova una risposta abbastanza esauriente alla tua domanda. Cito: “I punti chiave del destrutturalismo sono semplici e chiari: 1 – un deciso no alla piaggeria, al servilismo e allo schieramento interessato; 2 – esaltazione della sperimentalità, della visionarietà e dell’oltre reale in letteratura (…); 3 – superamento dei miti di plastica, le icone intoccabili dell’arte, della letteratura, del cinema, del teatro e della poesia. Il Destrutturalista è nemico dell’incontestabilità (…); 4 – il Destrutturalismo non nasce dentro il cerchio della casta come opposizione fittizia alla stessa ma è extra-borghese, contro-antropocentrico, anarchico, anti-accademico; 5 – Lo scopo della letteratura diventa indurre il lettore a pensare (…); 6 – Onestà intellettuale (…); 7 – Combattere il privilegio in ogni sua forma con i mezzi intellettuali a nostra disposizione (…)”. Tengo a precisare che i puntini sospensivi li ho messi autonomamente io. Sia nella rivista che nel blog on line, “Antiche Curiosità”, pubblichiamo, attraverso Thinking Man, racconti e poesie, ma soprattutto invitiamo chiunque a mandare testi di racconti o di poesie o saggi critici che verranno valutati con rigore ed eventualmente pubblicati, nel blog o nella rivista o in entrambi. L’associazione Uovo Quadro sviluppa invece delle iniziative mirate a supporto del movimento e della società civile. Una, attualmente in corso, riguarda la comprensione estesa di un testo scritto. In pratica, ci siamo messi a disposizione delle scuole medie e superiori per supportarle e per integrare, se possibile, i progetti che stanno già attuando per conto loro con il nostro. Non siamo presuntuosi, ma neanche votati all’immobilismo. Può sembrare paradossale, ma già diversi insegnanti che ho contattato sono interessati, soprattutto perché (parole loro) possono così tornare a insegnare, invece di fare quasi solo i burocrati.
Sempre con Edizioni Creativa è uscito il tuo nuovo libro: “Storie Sospese”. Un’ anticipazione per i lettori di Oltrescrittura.
In “Storie Sospese” gioco su varie dimensioni, una delle quali è appunto “sospesa”, rappresentata dal mondo invisibile o senza tempo, che pure esiste. Spirito e materia, in qualche modo. I racconti saranno tre: “La stampa antica”, “La maga” e “Pesce d’aprile”, preceduti da una frase di Manuel Vasquez Montalban, che fornisce una chiave di lettura di tutta la raccolta. La frase è questa: “Come nel virtuoso più provato viene accertata una segreta e regressa passione per il vizio, così nel materialista più ostinato resta una non meno segreta e repressa propensione per il soprannaturale”. In qualche modo, ora i lettori dovrebbero avere un’idea abbastanza precisa del libro.

Definisciti in una sola parola?
Intellettuale.
POTETE LEGGERE LA RECENSIONE DI STORIE SOSPESE A QUESTO LINK








Lascia un commento