Cara, carissima mamma.
Alessandra Palisi
“Abbiamo camminato, infatti, in compagnia l’una dell’altra nei lunghi viali alberati delle nostre esistenze. Improvvisamente, però hai inconsciamente sottratto la tua mano alla mia e le nostre vie si sono biforcate”.
Non è mai semplice lasciar andare, accettare la morte di chi amiamo.
La morte, tanto temuta e sconosciuta, che porta via lontano da noi, in chissà quali luoghi, o dimensioni ancora oscuri all’ umano pensare, i nostri cari… E seppur la fede ci induce a sperare nella vita eterna, nel ritrovarci un giorno insieme. La morte senza pietà ci strappa via gli affetti, ci lacera il cuore, ci porta in uno stato d’abbandono, di disperazione, ci conduce a sentirci smarriti, soli, senza più appigli…
Siamo esseri umani, fautori di emozioni, e tutta la letteratura teologica o filosofica, scientifica o di qualunque altra origine sia, non può evitarci il dolore che provoca la morte di un nostro caro.
Quella lacerazione profonda che solo il tempo può apparentemente rimarginare, ma basta un nonnulla a riportar a sanguinare quella ferita…
Se poi è una madre a morire; è come se venisse tagliato nuovamente quel cordone che ci legò in quei nove mesi in un unico essere.
In questo toccante racconto biografico l’autrice trasporta il lettore nei suoi ricordi, nella sua infanzia e adolescenza, in giorni lieti e in altri dolorosi. Pilastro è la famiglia che diviene esempio e insegnamento.
Tra le pagine Palisi ci regala degli approfondimenti su diverse tematiche dal pensiero filosofico sulla morte, a quello teologico, e poi ancora sulle tradizioni popolari delle sue terre d’origini e altre di luoghi lontani… Gli studi della “stessa” arricchiscono queste pagine impreziosendole…
Un omaggio alla cara mamma, ma allo stesso tempo un vero viaggio introspettivo in cui forse per la prima volta l’autrice si concede, libera, innanzi al mondo, raccontandosi e offrendo al lettore i suoi dubbi, le sue pene, e tutta la sua fragilità che nel tempo l’ha vista ombra nella sua stessa famiglia… Indentificandosi come una Cenerentola; un’infanzia difficile la sua in cui ha ricercato l’attenzione della madre. Crescendo si è rifugiata nello studio: quel mondo in cui fu proprio la madre a indirizzarla. L’autrice racconta la sua apertura alla conoscenza, ma allo stesso tempo la sua chiusura nei rapporti interpersonali. La sua solitudine.
Il viaggio della vita, l’evoluzione umana è per tutti la stessa: si nasce, si cresce e si muore eppur per ognuno di noi fa un percorso diverso, in cui gli affetti a volte si perdono e in altri casi si ritrovano… ed è proprio nel dolore, nella sofferenza, che l’amore trova radici e nuova linfa per manifestarsi.
Palisi ci racconta il suo legame, non sempre facile, con sua madre; fatto spesso d’incomprensioni, gelosie, carezze mai date e parole non dette; ma nonostante tutto un legame saldo che è perdurato per buona parte della loro vita; due donne che si sono ritrovate a combattere una nuova faccia del loro cammino terreno: la malattia.
La malattia che sfalda giorno dopo giorno quel pilastro saldo nella vita dell’autrice, sua madre, e dall’ altra una donna, una madre, che vede il suo tempo finire senza poterne controllare gli eventi.
Due donne che hanno saputo tenersi per mano fino al loro ultimo saluto…
“Enrichetta! La vita è meravigliosa”
A oggi rimane solo il ricordo di ciò che è stato, ma nutrito da un grande insegnamento che si legge tra le righe: la vita è meravigliosa; va vissuta, va colta in ogni sua sfumatura, anche nei giorni oscuri qualcosa di buono regala…
Palisi ha uno stile narrativo davvero delicato; il suo raccontar è una sorta di passaggio tra prosa e poetica. Una grande sensibilità per i dettagli, la sua sensibilità è una vera carezza in questo breve racconto che ci porta, ancora una volta, a trovar motivi per ringraziare questa vita e le meraviglie che ogni giorno, anche tramite una lettura come questa, ci concede.








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